Giustizia & Impunità

Carola Rackete, chiusa l’indagine su Salvini a Milano. E’ accusato di aver diffamato la capitana della Sea Watch

La Procura di Milano ha chiuso l'indagine in vista della richiesta di processo nei confronti del leader della Lega per le parole come "fuorilegge" e "delinquente" rivolte alla 31enne tedesca. La pm di Agrigento chiede invece di poter indagare ancora sui fatti di fine giugno scorso, quando Rackete violò l'alt della Finanza per entrare in porto a Lampedusa e fu arrestata

La Procura di Milano ha chiuso l’indagine in vista della richiesta di processo nei confronti di Matteo Salvini, accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, allora comandante della Sea Watch3. La pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo trasmesso per competenza da Roma, un paio di settimane fa, ha appreso l’Ansa, ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta.

Nel frattempo ad Agrigento la pm Gloria Andreoli ha chiesto al gip una proroga di 6 mesi per l’inchiesta legata all’arresto di Rackete e sulla violazione dei primi Alt imposti dalla Guardia di finanza che le vietò di avvicinarsi alle acque territoriali. La 31enne tedesca è indagata per tre ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale, commesse fra il 12 e il 29 giugno, giorno dell’arresto, danneggiamento e tre ipotesi di resistenza o violenza a nave da guerra.

Chiusura indagine per Salvini – La denuncia da parte della capitana della Sea Watch era stata depositata lo scorso 12 luglio alla Procura di Roma e gli atti, dopo l’iscrizione di Salvini per diffamazione, sono stati poi trasmessi a Milano, dove risiede l’ex ministro.La giovane, rappresentata dal legale Alessandro Gamberini, nella querela aveva spiegato che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti”. A tal proposito nell’atto si citano le espressioni dell’allora ministro: “sbruffoncella“, “fuorilegge“, “delinquente“, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto “avrei provato a ammazzare cinque militari italiani”, “complice dei trafficanti di esseri umani” e altre ancora.

Interventi che sono, si legge sempre nella denuncia, “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale“. Affermazioni che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”. Il leader della Lega, difeso dall’avvocato Claudia Eccher, in teoria ha tempo 20 giorni – termine non perentorio – dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini per presentare memorie difensive o farsi interrogare. Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio o se lo riterrà anche l’archiviazione.

L’inchiesta su Carola Rackete – Sarà il gip Alessandra Vella a decidere se concedere altri sei mesi di tempo alla Procura di Agrigento per indagare sui fatti di fine giugno scorso, quando la comandante della Sea Watch3 fu arrestata dopo aver violato l’alt della Guardia di Finanza ed essere entrata nel porto di Lampedusa scontrandosi con una motovedetta delle Fiamme Gialle nel tentativo di arrivare in banchina. Una manovra fatta per portare a terra i 42 migranti salvati dalla sua nave e lasciati per due settimane in mare. Il giudice Vella è lo stesso che firmò l’ordinanza di mancata convalida dell’arresto per Rackete: un’ordinanza che nei giorni scorsi è stata ritenuta corretta dalla Cassazione che ha respinto il ricorso della Procura. I difensori di Carola, gli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, entro cinque giorni dalla notifica del provvedimento dell’ufficio diretto da Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella, potranno presentare memorie per opporsi alla prosecuzione delle indagini.