Mondo

Brexit, tempi duri aspettano i britannici. Non c’è salvezza nell’isolamento

Alla fine ha prevalso Boris Johnson, un discutibile personaggio che, sulla diffusione delle fake news e la manipolazione delle notizie, ha costruito la propria carriera, prima nel giornalismo e poi in politica. La psicoanalisi di massa potrebbe probabilmente fornire strumenti utili a comprendere il successo di politici che, come Boris e Donald, hanno saputo capitalizzare l’immensa frustrazione generata, specie negli elettorati popolari, dalla crisi economica e finanziaria, con i suoi effetti devastanti sulla vita della gente ma anche sulla posizione privilegiata rivestita dagli Imperi occidentali nel sistema mondo.

Ora però la situazione potrebbe cambiare proprio negli Stati Uniti, specialmente se si affermasse il vecchio leone socialista Bernie Sanders, l’unico candidato democratico in grado di battere Trump, proprio a causa del carattere radicale dell’alternativa che propone, dando nuove prospettive al popolo lavoratore statunitense e al grande Paese nel suo complesso.

Tornando al Regno Unito, si può essere facili profeti affermando che la Brexit determinerà un aggravamento della situazione economica e sociale del Paese, dato il venir meno del mercato comunitario che ridurrà la Gran Bretagna a una succursale delle società finanziarie internazionali cui si accompagnerà una riduzione delle risorse disponibili e un ulteriore attacco allo Stato sociale, già massacrato fin dai tempi della Thatcher.

Stiamo assistendo inoltre già ora a un rilancio degli indipendentismi scozzese, gallese ed irlandese, che trovano nuovo alimento nella volontà di questi popoli di restare nell’Unione europea, che si somma all’antico spirito di ribellione contro la storica oppressione da parte degli inglesi, e, nel caso dell’Irlanda del Nord, al desiderio di riunirsi finalmente con il resto della madrepatria. Non è pertanto casuale che Johnson si stia opponendo rabbiosamente alla tenuta di un nuovo referendum di autodeterminazione in Scozia. Ma il suo nazionalismo un po’ farlocco verrà presto alla prova dei fatti. Che farà, manderà le truppe ad occupare Edimburgo e Glasgow?

A parziale discolpa dei poveri britannici che si sono affidati a Johnson, occorre dire che l’Unione europea attraversa a sua volta un periodo di crisi, dovuta alla subalternità al neoliberismo e alla finanza, specie a matrice germanica, come pure alla costante mancanza di autonomia in politica estera dove, salvi rari conati, viene applicata la demenziale linea politica di Trump o comunque non gli si contrappone in modo dignitoso alcuna alternativa.

E’ in tale situazione di debolezza strategica e politica dell’Unione europea che vanno situate le radici della Brexit, come ebbi a scrivere a suo tempo. Oggi purtroppo la situazione non è cambiata molto rispetto ad allora. Le politiche europee vanno capovolte e rovesciate mettendo al centro gli interessi non già delle oligarchie finanziarie, di cui sarebbe ora di procedere all’eutanasia accogliendo i voti formulati a suo tempo da Keynes. La testa dell’Europa la devono prendere i pompieri francesi che qualche giorno fa si sono scontrati, con buon successo, nelle vie di Parigi con le forze repressive di Macron, non già gli euroburocrati il cui appeal è pari a quello di Calenda in costume da bagno.

Sul piano dei rapporti internazionali, all’attuale tremebonda Union va sostituito un attore forte, autonomo e responsabile che sappia convivere costruttivamente con russi e cinesi, nel rispetto reciproco, nel progresso comune in tutti i campi, compresi i diritti umani, e nella capacità di affrontare le tremende sfide odierne. A partire dall’emergenza ambientale e da quella sanitaria come la recente pandemia del coronavirus, che vede oggi un forte impegno – che tutti dobbiamo augurarci sia vincente – da parte del governo e del popolo cinese cui va la nostra incondizionata solidarietà.

Non c’è salvezza nell’isolamento e nella chiusura alla cooperazione e all’integrazione. Per questo oggi tempi difficili attendono i cittadini del Regno Unito. E non c’è neanche un Churchill all’orizzonte, ma solo un tale Boris Johnson che più che altro sembra la caricatura di Trump, caricatura a sua volta di quella che, nonostante fosse da sempre imperialista fu a suo tempo una classe dirigente occidentale di un certo livello e stile.