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Polonia, Camera approva legge contro l’autonomia dei giudici: sanzioni per chi critica nomine e fa “attività politica”

Il testo prevede anche l’esclusione dei magistrati che "nuocciono al funzionamento del sistema di giustizia". Ora il testo passa al Senato, dove però l'opposizione ha la maggioranza: in caso di bocciatura il provvedimento verrebbe di nuovo sottoposto al Sejm. Ma la Corte Suprema teme che il via libera possa portare all'attivazione dell'articolo 7 da parte di Bruxelles, anticamera delle sanzioni Ue

Un attacco diretto al principio numero uno della democrazia: la separazione dei poteri. Perché con la legge approvata alla Camera bassa del Parlamento di Varsavia (Sejm), che ora passerà al vaglio del Senato, i giudici saranno soggetti al potere esecutivo, che oggi è nelle mani dei populisti di Diritto e giustizia (Pis). Al Sejm il partito di governo ha la maggioranza assoluta (i deputati sono 460) e siede all’Eurocamera con 19 deputati nel gruppo Ecr (lo stesso di Fratelli d’Italia). La legge – apertamente contestata anche da migliaia di cittadini, scesi un piazza in 130 città per protestare – è passata con 233 voti favorevoli del partito al governo mentre le grida “vergogna!” e “costituzione!” risuonavano dai banchi dell’opposizione.

Il testo prevede infatti sanzioni che arrivano sino all’esclusione di quelli che mettono in dubbio la legittimità della nomina di altri giudici, fanno “attività a carattere politico”, o “nuocciono al funzionamento del sistema di giustizia”. Se entrasse in vigore, la nuova norma consentirebbe di punire i giudici che in qualche modo criticano le autorità e prendono decisioni non allineate con il ministro della Giustizia che in Polonia copre anche la carica di procuratore generale. Il provvedimento è stato ideato dal Pis dopo la recente sentenza della Corte europea che aveva raccomandato ai magistrati polacchi di ogni livello di stare in guardia sull’autonomia. Qualche settimana fa, il ministro guardasigilli ha sospeso dalla carica un giudice, Pawel Juszczyszyn, che ha fatto riferimento proprio a quella sentenza per difendere il suo lavoro, e i suoi colleghi temono adesso che il caso non resterà isolato.

Cosa succede adesso – La nuova legge passa ora al Senato (Camera alta) dove, però, l’opposizione ha la maggioranza e ha già annunciato di volerla sottoporre alla valutazione della Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d’Europa che offre consulenza giuridica ai paesi membri Ue): secondo il regolamento, questa fase deve chiudersi entro 30 giorni. Dopo il possibile rifiuto da parte della Camera alta, la legge verrebbe nuovamente sottoposta alla votazione del Sejm. La Corte suprema ritiene “molto probabile” che, una volta adottato, questo testo conduca all’attivazione “da parte delle istituzioni europee di una procedura per constatare il non rispetto da parte della Polonia degli impegni previsti dai trattati e, più a lungo termine, alla necessità di lasciare l’Ue“. Già nel 2017 la Polonia era stata deferita dall’Unione europea con l’attivazione dell’articolo 7 per un progetto di riforma della giustizia che anche in questo caso limitava l’autonomia dei giudici tramite due leggi: una sul Consiglio della magistratura, e una sulla Corte suprema, che affidano i poteri di nomina dei nuovi membri a guardasigilli e presidente, privando la magistratura della propria autonomia. Per dare avvio alla procedura prevista dall’articolo 7 serve l’unanimità del Consiglio Europeo e nel caso in cui dovesse passare, la Polonia sarebbe sottoposta a diverse sanzioni, la più grave delle quali è la perdita del diritto di voto nel Consiglio.