Giustizia & Impunità

Morandi, il dipendente di Spea: “Ci dissero di non entrare nei cassoni”. Ispettori su altri due viadotti: “Ricopiavano i dati precedenti”

Lo si legge nelle motivazioni con cui il Riesame ha accolto il ricorso della procura di Genova sull'interdizione di 10 tecnici di Spea, controllata da Autostrade, per quanto emerso nell'inchiesta sui falsi report. Il modus operandi sul Veilino e il Bisagno è servito a fornire "una posticcia copertura a gravissime inerzie, fonte di potenziali, rilevantissimi, pericoli per la sicurezza dei trasporti e la incolumità pubblica", scrivono i giudici

La società che per conto di Autostrade – e sua ‘gemella’ – effettuava i controlli sul ponte Morandi “ha emesso un’istruzione tecnica… impartendo specifiche prescrizioni che escludevano l’accesso ai cassoni dell’impalcato del viadotto Polcevera”. È quanto si legge nelle motivazioni del tribunale del Riesame che a novembre ha accolto la richiesta della procura di Genova di interdire 10 tra tecnici e dipendenti dalla professione nell’ambito dell’inchiesta sui falsi report. A raccontarlo agli investigatori è stato un dipendente di Spea, controllata dalla concessionaria e solo recentemente esclusa dal monitoraggio dopo quanto emerso nell’indagine. In sostanza, i controlli sul Morandi, crollato provocando 43 morti, vennero “esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche”.

Non solo. Perché anche sui viadotti Bisagno e Veilino non tutto girava per il verso giusto. Secondo i giudici, le relazioni trimestrali “registrano ammaloramenti e correlate votazioni estremamente ripetitivi nel corso del tempo anche a distanza di anni e anche da parte di ispettori diversi”. In alcun i casi, scrive il Tribunale nel Riesame, “si modifica un difetto o un ammaloramento senza cambiare il voto”.

E gli ispettori sentiti dagli investigatori hanno “ammesso espressamente di essersi limitati a riportare i numeri delle precedenti relazioni e di essersi limitati a confermare quanto rilevato precedentemente dai colleghi ricopiando i dati già scritti” in precedenza. “Sostanzialmente – aggiungono i giudici – ricopiando i dati da questi trascritti anche senza effettuare alcun controllo in concreto sulle condizioni di salute di componenti del viadotto pur specificamente indicate”.

Un modus operandi, giustificato sostenendo che “non si poteva entrare nei cassoni”, che secondo il Riesame “integra una condotta di falso, per di più un falso estremamente pericoloso”. La traduzione dei giudici è pesantissima: “È stata fornita una posticcia copertura a gravissime inerzie, fonte di potenziali, rilevantissimi, pericoli per la sicurezza dei trasporti e la incolumità pubblica”.