Calcio

Serie A, altro che trasparenza: gli arbitri continuano a tenere in ostaggio il Var

FATTO FOOTBALL CLUB - A Bergamo l'azione del gol decisivo della Juventus nasce da un fallo di mano di Cuadrado. Il Var avrebbe potuto intervenire e annullare la rete, come non farlo considerando il fallo un'altra azione. Ma quale arbitro prende una decisione sapendo di commettere un’ingiustizia? Di fronte all'interpretazione, ha prevalso ancora una volta la presunzione

“Appronteremo un sito per comunicare i casi critici che sono capitati la domenica”, aveva annunciato pochi giorni fa il grande capo dei fischietti, Marcello Nicchi. Peccato che non sia già pronto: saremmo davvero curiosi di ascoltare la motivazione perché ben due arbitri (il Var Aureliano e il suo aiuto Carbone) sabato a Bergamo abbiano visto che l’azione del 2-1 della Juventus era nata da un tocco di mano di Cuadrado e non si siano sentiti in dovere di dire nulla a Rocchi, lasciandogli convalidare il gol che ha deciso la partita.

Ci risiamo: un’altra volta a parlare di Var. Ma sono gli arbitri che ci costringono: giusto martedì scorso il calcio italiano si è riunito a Roma per un incontro convocato d’urgenza dal presidente della Figc Gabriele Gravina dopo i disastri d’inizio stagione. Si sono presentati capitani, dirigenti, allenatori, giornalisti, il presidente dell’Aia Nicchi ha promesso dialogo e trasparenza, il designatore della Serie A Nicola Rizzoli ha chiesto scusa ad Ancelotti per quanto successo in Napoli-Atalanta dove l’arbitro Giacomelli non era andato a ricontrollare l’episodio decisivo . E poi quattro giorni dopo succede di nuovo esattamente lo stesso, identico errore. Sembra quasi una provocazione.

Sull’episodio di Bergamo c’è poco da raccontare: sul punteggio di 1-1, Cuadrado in scivolata blocca con la mano un attacco dell’Atalanta. Da lì parte un’azione, davvero splendida per meriti solo della Juve, che dopo diversi secondi porterà al gol di Higuain e indirizzerà il match. Che sia fallo è evidente. Si è discusso a lungo invece sul regolamento, sul fatto che gli assistenti avessero o meno facoltà di richiamare Rocchi al monitor o lui di andarci spontaneamente per un episodio precedente al gol. A riguardo il protocollo è chiaro: in caso di rete segnata, il Var verifica un’eventuale infrazione della squadra nel costruire l’azione che ha portato la segnatura. L’azione del gol di Higuain nasce dal fallo di mano di Cuadrado? Probabilmente sì, anche se trascorrono diversi secondi, perché il possesso di palla cambia in quel momento. Il successivo contrasto fra Bonucci e Pasalic si può considerare o meno come un’ulteriore azione (è questione di opinioni). Quindi il Var volendo avrebbe potuto tranquillamente intervenire e annullare la rete, come non farlo. Ma non è nemmeno questo il punto.

Che arbitro è quello che prende una decisione ingiusta sapendo di commettere un’ingiustizia? Perché mentre i giocatori della Juventus esultavano e quelli dell’Atalanta protestavano, tutti avevano visto al replay il fallo di mano: a casa davanti alla tv, come in sala Var. Di fronte all’interpretazione, ha prevalso ancora una volta la presunzione: quella di Rocchi, a cui nemmeno la protesta di un’intera squadra ha fatto venire lo scrupolo di controllare al monitor. Quella di Aureliano e Carbone, che fanno parte della stessa “casta” arbitrale, a cui non piace che il proprio giudizio sia messo in discussione. La soluzione resta solo una: “togliere” il Var agli arbitri, introdurre la “chiamata” da parte delle squadre (come nel tennis). Se ci fosse stata a Bergamo, ad esempio, il gol sarebbe stato certamente annullato. Nel dubbio, andare a rivedere sempre, perché è sempre meglio prendere la decisione giusta piuttosto che una sbagliata ma fedele al protocollo.

Lo dimostra il fatto che tornando indietro nel tempo, agli esordi del Var, un episodio simile nella stessa partita fu giudicato in maniera opposta: a ottobre 2017 proprio in Atalanta-Juve fu annullato un gol ai bianconeri perché viziato a monte da un fallo. Sembrò eccessivo, ma in fondo giustizia era stata fatta e nessuno poteva lamentarsi. Due anni dopo il Var è stato neutralizzato e confinato a una casistica sempre più ristretta. Inutile convocare incontri, promettere dialogo e trasparenza se poi il principio resta sempre quello di proteggere il potere discrezionale dell’arbitro. Anche se a ben vedere, persino nel vertice di martedì c’erano i segnali della restaurazione: tra una scusa ed una spiegazione, il disegnatore Rizzoli aveva detto che “il Var interviene troppo”. Detto, fatto: Rocchi l’ha solo accontentato.

Twitter: @lVendemiale