Politica

Calenda: “Renzi in Arabia Saudita con Briatore e Buti? Rischioso per la sua reputazione. Ironia sul mio partito? La trovo sbagliata”

Matteo Renzi e la sua cena in Arabia Saudita con il faccendiere Tommaso Buti e con Flavio Briatore? Urca! Mettiamola così: non credo che ci sia un rischio per la sicurezza nazionale, ma c’è un rischio per la reputazione personale di Renzi”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24 dall’europarlamentare Carlo Calenda, leader e fondatore del neo-partito Azione.
E aggiunge: “Trovo pericolosissimo che i due principali schieramenti italiani siano attratti da un lato dalla Cina, e cioè il M5s, e dall’altro dalla Russia, Salvini. Ma poi stiamo scherzando? Un partito deve avere per forza un interlocutore internazionale? Torniamo, per caso, al ‘Franza o Spagna, purché se magna’? Ma l’Italia è un grande Paese – continua – un partito non può cercarsi degli sponsor internazionali. Peraltro, è passata una norma sacrosanta, il decreto Spazza-Corrotti fatto dal M5s. Nella vita bisogna sempre dare atto a chi fa cose buone, anche se si tratta di avversari. E quella norma dice che non possono essere finanziati i partiti da entità internazionali”.

Calenda poi si sofferma sul suo partito: “Io mi rifiuto di pensare che un Paese come l’Italia debba scegliere tra Salvini, Di Maio e Grillo. E siccome non c’è un solo partito che oggi non è in coalizione con Salvini o con Di Maio, se vogliamo che l’Italia precipiti nel baratro, possiamo continuare così. Altrimenti, ci dobbiamo dare da fare. L’ironia su un partito piccolo, secondo me, è sbagliata, perché, se non ci diamo da fare, è inutile poi che ci lamentiamo dicendo: ‘Ma che schifo, non vediamo la luce in fondo al tunnel, siamo un disastro, andremo a picco’. Questo modo di fare degli italiani – prosegue – e cioè che ci lamentiamo e non facciamo nulla, è sbagliato. Quindi, dico: entriamo in azione e combattiamo. Poi vediamo. Io stesso ho detto che se il mio rimane un partitino, vorrà dire che questa sfida sarà fallita e che non andremo avanti. Ci beccheremo un bel decennio di lotte tra Salvini, Di Maio e Grillo. Che meraviglia, l’Italia andrà bene”.

Calenda cita Einaudi: “Il centro delle nostre proposte politiche è il ‘buon governo’. Cioè, anziché fare in un giorno 18 riforme, state con le chiappe sulla sedia a lavorare, perché questa è l’unica cosa che risolve i problemi dell’Italia. Non me ne frega assolutamente nulla di fare un’operazione piccola a piacere per gestire un pochino di potere, altrimenti non mi sarei cercato esponenti della società civile, come Walter Ricciardi, Stefano Allievi o il sindaco di Siracusa. La mia operazione è di rottura e penso che ci voglia un sistema elettorale maggioritario a doppio turno”.

E alla giornalista Maria Latella, che gli fa notare una certa somiglianza dei toni con quelli adottati da Salvini, Calenda replica: “Veramente Salvini è l’esempio opposto. Salvini non è mai stato al ministero, come non è mai andato al Parlamento Europeo e non ha mai lavorato prima. Nel periodo in cui io ho fatto il ministro, sono andato circa 10 volte in tv. Davo per certo, sbagliando perché non ci avevo capito niente di politica, il fatto che, se tu eri un ministro e gli italiani ti vedevano in televisione, la gente diceva: ‘Che ci fa quello in tv invece di lavorare, se noi gli paghiamo lo stipendio?’. Nessuno affiderebbe la propria attività economica a Salvini e a Di Maio – conclude – Perché invece ritengono che gli si possa affidare lo Stato? Perché la politica è diventata una sorta di tifo calcistico. Il dato secondo cui uno lavora bene passa in secondo piano. Di fatto, gli italiani votano la Lega, perché dicono che, altrimenti, arrivano gli immigrati. Votano Pd, perché dicono che, altrimenti, arrivano i fascisti. Poi qualcuno vota il M5s e io non riesco a capirne la ragione. Questo sistema va spezzato, perché sono loro che vogliono che sia così. Vogliono che la battaglia sia totalmente ideologica. E invece la questione è assolutamente pragmatica e gestionale”.