Capitoli

  1. Deniz Naki, la storia del calciatore curdo che combatte per la libertà tra squalifiche a vita in Turchia e attentati in autostrada in Germania
  2. La porta d’argento
  3. Tra Neuer e il Pkk
  4. La Nazionale che non c’è
  5. Azadî
Calcio

Tra Neuer e il Pkk - 3/5

I suoi genitori fuggirono dalla Turchia e trovarono riparo in Germania. Lì, il 30enne curdo-tedesco ha iniziato la sua discreta carriera, giocando poi in Bundesliga e quindi nella Süper Lig turca. Dove ha sempre parlato della sofferenza del suo popolo, si è schierato contro Erdogan e non ha mai ritrattato. Fino a rimediare una squalifica a vita e una condanna a 18 mesi di reclusione. Al rientro in Germania, dopo un'aggressione ad Ankara, gli spari contro la sua vettura

Nel frattempo, però, Deniz impara anche a giocare a pallone. Fisicamente piazzato, è un torello sveglio di testa e di gambe, non un fenomeno ma un giocatore vero. Una seconda punta capace di collezionare 29 presenze e 17 gol con le nazionali giovanili tedesche, tenendo compagnia a talenti che si andranno poi affermando come Mezut Özil e Manuel Neuer. Dal 2007 al 2013 indossa le maglie di Bayer Leverkusen, St. Pauli e Paderborn 07 finché il vento e il destino non lo richiamano a casa, al Gençlerbirligi, nel massimo campionato turco. È l’estate del 2013 e Deniz Naki si è già segnalato per le sue idee di sinistra. Solo che un conto è esprimerle in Germania, magari spalleggiato da una tifoseria amica come quella dei Pirati di Amburgo, un altro è farlo ad Ankara, a pochi passi dal Parlamento. Non importa se è nato in Germania: un curdo con la lingua lunga in Turchia non è mai andato di moda, specie se questa lingua la usa per attaccare Erdogan, sostenere il Pkk e rivendicare i diritti del suo popolo. Specie se ogni volta che segna alza il braccio sinistro e mostra fiero quella scritta: Azadî. A tanti Naki non piace e nel novembre 2014 tre uomini lo circondano e lo aggrediscono mentre sta facendo shopping ad Ankara. “È un avvertimento”, gli dicono. “Non vogliamo gente come te in squadra. Te ne devi andare”. Spaventato e in pensiero per la famiglia, Deniz lascia la Turchia ma solo per poco, perché a contattarlo questa volta è l’Amedspor.