Economia

Conti pubblici, l’Istat rifà i calcoli dal 1995: crescita 2018 rivista al ribasso e deficit/pil sale al 2,2%. Bankitalia alza stima debito al 134,8%

La "revisione straordinaria", che arriva a pochi giorni dalla Nota di aggiornamento al Def, modifica ex post la storia dell'andamento dell'economia italiana negli ultimi anni: la ripresa non è iniziata nel 2014, rivisto al ribasso da +0,1% a zero, ma nel 2015 (+0,8%). E’ stata invece alzata la stima del 2016, da +1,1% a +1,3%. Seguono il +1,7% del 2017. L'anno scorso "significativo rallentamento". Debito su per una modifica metodologica

In attesa che venerdì il governo approvi la Nota di aggiornamento al Def, “cornice” della prossima manovra, l’Istat come annunciato quest’estate ha sottoposto a una “revisione straordinaria” i suoi calcoli sui conti nazionali ricostruendo tutte le serie a partire dal 1995. I risultati – che sono stati girati già sabato al Tesoro per facilitare i lavori sulla Nadef – sono in chiaroscuro. In livelli assoluti, il pil 2018 ai prezzi di mercato sale a 1.765 miliardi, con una revisione al rialzo di 8,4 miliardi rispetto alla stima di aprile scorso. In compenso, la crescita rispetto al 2017 (a sua volta rivisto al rialzo e in misura maggiore rispetto a quello del 2018) cala allo 0,8% dallo 0,9% calcolato a marzo. E il deficit/pil sale dal 2,1 al 2,2%. Un dato in miglioramento a confronto con il 2,4% del 2017, ma superiore di 0,2 punti percentuali (3-4 miliardi) rispetto al 2% comunicato in primavera. A completare il quadro arriva il dato di Bankitalia sul debito pubblico 2018, rivisto al rialzo di 58,3 miliardi al 134,8% del Pil dal 132,2 per cento stimato in precedenza.

Debito rivisto al rialzo per l’inclusione degli interessi sui Buoni postali – Una revisione corposa dovuta però principalmente, sottolineano via Nazionale e via XX Settembre, a “modifiche metodologiche concordate a livello europeo”. In particolare ora sono conteggiati nel debito gli interessi maturati sui Buoni postali fruttiferi, trasferiti al Mef in seguito alla trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni nel 2003. Via Nazionale ha rivisto di conseguenza al rialzo anche le stime sul debito per il 2015 – a 135,3% da 131,6% – e per il 2016 – a 134,8% da 131,4%. La nuova contabilizzazione “non ha alcun impatto sulla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche”, assicura Bankitalia. Mentre il Tesoro segnala che “il combinato disposto delle revisioni del debito e del pil danno luogo ad una dinamica del rapporto debito/pil che è complessivamente più favorevole, con una discesa che diventa più marcata negli anni dal 2015 al 2017 e una risalita più modesta nel 2018”. Infine il ministero sottolinea come, “considerato il profilo delle scadenze di capitale e interessi dei Buoni, con volumi più elevati nel 2020-2024, questo dovrebbe contribuire ad una discesa più rapida del rapporto debito/pil nello stesso periodo, pur partendo da un livello iniziale più elevato”.

La ripresa post crisi slitta al 2015 – La nuova revisione dell’Istat cambia la curva della crescita e dunque modifica ex post la “storia” dell’andamento dell’economia italiana negli ultimi anni: la ripresa, per esempio, non è iniziata nel 2014, rivisto al ribasso dal +0,1% a zero, ma nel 2015 (+0,8%). E’ stata invece alzata la stima del 2016, da +1,1% a +1,3%. Seguono il +1,7% del 2017 e il +0,8% del 2018, che rappresenta “un significativo rallentamento“. Il recupero cumulato tra il 2015 e il 2018 ha portato a un aumento complessivo del pil in volume pari al 4,6%. Rispetto al 2011 però il livello del Prodotto interno lordo risulta ancora inferiore dello 0,4%, che diventa 4,3% a confronto con il picco pre-crisi del 2007.

Crescita trainata dagli investimenti – A trainare la crescita del pil nel 2018 sono stati gli investimenti fissi lordi, cresciuti in valore assoluto a 310,8 miliardi dai 301 del 2017. Un aumento limitato però a +3,2%, dopo il +3,3% del 2017. Il calo è dovuto alla componente dei mezzi di trasporto, cresciuta solo dell’8,8% contro il +22,9 del 2017. Quella delle macchine e attrezzature invece è salita del 3%, quella dei prodotti della proprietà intellettuale dell’1,8% e quella delle costruzioni del 2,9%. I consumi finali nazionali sono aumentati dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,8% e le importazioni del 3,0%. Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dello 0,7% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 42,2% e il tasso di investimento al 21,3%.

Pressione fiscale più bassa delle stime – Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2018 una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8 all’8,1%. Infine la pressione fiscale complessiva – che include ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil – è risultata pari al 41,8%, invariata rispetto all’anno precedente, ma migliorata rispetto al 42,1% che era stato stimato in aprile.