Cultura

Uno scrittore lotta contro la polvere. Perché nessuno è perduto finché ha una storia da raccontare

“In tutti questi anni siete riusciti solo a perdere i capelli”, così ci disse una volta la nostra adorata mamma Milena. Io e Robi non abbiamo più i capelli, questo è un dato di fatto, ma non ci sentiamo calvi, abbiamo semplicemente deciso di pettinarci con il rasoio. Che cosa voleva dire mamma? Forse che non abbiamo moglie e figli, ma per il resto qualcosa nella vita l’abbiamo fatta, io sono diventato un collezionista di esseri umani, filmando volti, e Robi è diventato uno scrittore, il suo ultimo libro si chiama Fuochi, e più che un libro è un altare, un rosario di racconti stilizzati, asciutti, implacabili, emblematici, marmorei, ma nello stesso tempo vibranti e sanguinanti.

Se con gli anni siete diventati cinici, se non credete più nell’essere umano e il disincanto è il vostro pane quotidiano, allora Fuochi è il libro che fa per voi: tornerete a meravigliarvi leggendo le vite di queste persone che fino alla fine hanno avuto un solo scopo nella vita: essere se stesse, costi quel che costi, e a volte il costo è alto, così alto da fare venire le vertigini. Avete presente quel film con Totò che si intitola Siamo uomini o caporali? Fuochi è un libro dedicato a chi ha lottato e lotterà sempre contro i caporali, contro la prepotenza, l’ingiustizia e l’odio. Non a caso le ultime parole del libro sono queste: Love is strong, e le trovate nei ringraziamenti finali.

Nessuno è perduto, finché ha una storia da raccontare. Nessuno è perduto, finché qualcuno racconterà la sua storia. Fuochi è un libro di resistenza, contro la damnatio memoriae (è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente “condanna della memoria”. Nel diritto romano indicava una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita).

Per scrivere il racconto su Dita Parlo, Roberto si è recato a Parigi, alla Biblioteca nazionale Mitterrand, e ha trovato tre cartellette di cartone grigio, sistemate con lo scotch, polverose, abbandonate, e dentro quelle cartellette c’era tutta una vita, un cuore che aveva amato, un sorriso che aveva illuminato uno dei film più belli della storia del cinema: l’Atalante di Jean Vigo. Robi ha consultato quelle cartellette, quelle poche notizie, e con lo sguardo del narratore ha ridato lucentezza a tutta quella polvere. Questo deve fare uno scrittore, questo è il suo compito, lottare contro la polvere, proprio come le casalinghe.

Non vi dirò altro, se siete curiosi, dal 19 settembre potrete trovare il libro in vendita in tutte le librerie, e se non c’è basta ordinarlo, ordinare un libro: questi sono gli unici ordini che io e mio fratello amiamo dare, non per altro, semplicemente perché non siamo caporali, ma solo esseri umani, e lettori appassionati.

Fuochi è un libro vivente, nelle sue vene tipografiche scorrono parole e disegni stupendi (del Centro Studi Canaja), ed è corredato dalle Note più nutrienti della storia della letteratura, praticamente un libro nel libro.

Per finire vorrei fare un ringraziamento speciale agli editori di mio fratello: Edoardo Caizzi e Nicola Erba. Non si possono immaginare due personalità più diverse, ma è proprio questo il segreto di una casa editrice che come simbolo ha una pistola (Milieu edizioni): Edoardo impugna la pistola e spara, Nicola va in giro a reperire le pallottole. E qui non si tratta di fare rapine o di uccidere, no, si tratta di cultura e di ribellione, un binomio inscindibile, perché bisogna sempre ribellarsi a qualcosa, anche all’oblio.