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Governo, Salvini: “Manovra coraggiosa o voto”. Scontro con Di Maio sui ministri: “Alcuni non brillano”. “Vuole poltrone? Lo dica”

Il vicepremier leghista intervistato dal Corriere della Sera - zero domande su Savoini, solo un breve passaggio sul giornalista insultato - attacca i ministri pentastellati, da Bonafede ("Si arrende allo status quo") a Toninelli ("Non si commenta") fino a Costa ("Non blocchi la proroga delle concessioni"). E su Conte: "Il mio rapporto con lui? Di lavoro. E sul Sicurezza bis vedremo se c'è maggioranza". La risposta di Di Maio: "Se vogliono poltrone, lo dicano chiaramente. Flat tax? Coperture sono un mistero. Non possono stare al governo con l'atteggiamento dell'opposizione"

Individua la legge di Bilancio come il vero snodo per la tenuta dell’esecutivo, aggiungendo però che sul decreto Sicurezza bis “vedremo se questo governo ha una maggioranza”. Attacca tre ministri M5s e risponde gelido sul suo rapporto con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Un’intervista senza nemmeno una domanda sul caso Savoini e fondo russia e solo un veloce passaggio acritico sul giornalista di Repubblica insultato sotto il sole di Milano Marittima – dal sapore di sfida, quella concessa da Matteo Salvini al Corriere della Sera, all’alleato di governo. Tanto che la risposta di Luigi Di Maio è lapidaria: “Attacchi continui, se la Lega vuole più ministri lo dica chiaramente”. E sulla flat tax il leader 5 Stelle, nella sua risposta, insiste: “Le coperture restano un mistero. Abbiamo una manovra da fare per abbassare le tasse – spiega – ma se cavallo di battaglia della Lega è la flat tax ci aspettiamo da loro il numero dei miliardi che servono. Non possono stare al governo con atteggiamento da opposizione”.

Ma i messaggi di Salvini vanno oltre i Cinque Stelle, e toccano anche al ministro Giovanni Tria. Perché chiusa la finestra per il voto autunnale, il vicepremier leghista vede la Manovra all’orizzonte e punta forte le sue fiches lì: “È chiaro che se arriva una manovra inadeguata… – sibila – Noi abbiamo in testa un’idea chiara: questa è una manovra importante in cui tutti dovranno avere coraggio. Se no il coraggio lo chiediamo agli italiani”. Messaggio chiarissimo, anche se altri passaggi stretti e più imminenti attendono Lega e Movimento Cinque Stelle prima del risiko sul prossimo bilancio dello Stato. Ad iniziare dall’approvazione al Senato del dl Sicurezza bis, bandiera brandita dal vicepremier leghista nei giorni del nuovo scontro con la Germania sui migranti (“Mi arrivano lettere come quella dell’Ue che mi dicono che prendono alcuni immigrati solo se ne faccio sbarcare altri”).

Il provvedimento arriverà a Palazzo Madama il 6 agosto, alla vigilia della probabile discussione della mozione M5s sul Tav (“Surreale”, la definisce), per una due giorni ad alta tensione tra le due anime del governo: “La fiducia sul decreto? E che cosa dovevamo fare? Il Pd ha presentato 1.200 emendamenti, non il modo migliore per impostare una discussione seria. Così, almeno vedremo se questo governo ha una maggioranza…”, la butta lì Salvini, ben sapendo che i numeri dei gialloverdi sono ridotti all’osso e tra i pentastellati ci sono diversi dissidenti che stanno riflettendo sul voto contrario. E la fiducia impedirebbe a Forza Italia e Fratelli d’Italiae pure ai (pochi) senatori vicini a Giovanni Toti – di arrivare in soccorso della Lega.

Gli altri, quelli dei Cinque Stelle, vengono invece apertamente bocciati o sminuiti dal leader leghista. Sulla riforma della Giustizia, al centro dello scontro nell’ultimo Consiglio dei ministri: “Speravo in riforma più efficace e coraggiosa di quella che ci hanno sottoposto. Bonafede si arrende allo status quo, parla di processi di 6 anni. Noi pensiamo che i 3 gradi di giudizio si possono concludere in quattro anni, per esempio”. Anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, viene messo nel mirino: “Il governo dura? Non so, se non proroga le concessioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio, lì sono migliaia di posti di lavoro in fumo, non mi pare che la situazione economica lo consenta”, risponde Salvini.

Quindi le infrastrutture con la Gronda che “sarebbe partita” se il Mit “non l’avesse bloccata: “Il primo che la bloccò fu Burlando, l’accoppiata Toninelli-Burlando fa un po’ effetto”. E poi un Toninelli che “non si commenta”. Insomma: “Agli italiani è chiarissimo che ci siano stati ministri che non hanno brillato. Se fossero stati della Lega, il problema sarebbe già stato risolto”. Perfino su Conte, nonostante il passo in avanti sull’Alta Velocità Torino-Lione, il commento di Salvini è gelido: “Qual è il nostro rapporto? Un rapporto di lavoro”.

Tanto che Di Maio, a Radio Anch’io su Rai Radio 1, prova a stanarlo: “Se c’è responsabilità possiamo andare avanti ma se questi continui attacchi sono diretti a chiedere qualche ministero in più, lo chiedano pubblicamente. Faremo una riflessione. Il vero grande tema è che forse la Lega ambisce, anche legittimamente, a qualche ministero in più, allora lo chieda”.