Capitoli

  1. Peste suina africana, è epidemia. I rischi per l’uomo e il vaccino che non c’è
  2. Quali rischi comporta per l'uomo?
  3. Dove e come si è diffuso il virus
  4. Misure di contrasto in Europa e in Italia
  5. Esiste un vaccino?
Scienza

Peste suina africana, è epidemia. I rischi per l’uomo e il vaccino che non c’è

Secondo il centro nazionale per le pesti suine, "la situazione non è per niente sotto controllo" e il virus “ha già colpito il 75 per cento della popolazione suina mondiale”, con la morte di oltre due milioni di capi dal 2016 al maggio 2019. L'epidemia ha colpito soprattutto l'Asia, ma i focolai sono presenti anche in Europa. Ecco le misure messe in campo in Europa e in Italia per contrastare l'epidemia

Salgono a 495 i casi di peste suina africana (psa) in Europa dall’inizio dell’anno. L’epidemia, che preoccupa gli allevatori specialmente in Asia, è causata da un virus molto contagioso e altamente letale, della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, che colpisce i suidi (maiali e cinghiali). Il numero più alto di focolai nel nostro continente si registra in Romania (421), seguita da Ucraina (24), Polonia (21) e Bulgaria (16). I sintomi tipici includono febbre elevata, inappetenza, problemi respiratori, difficoltà nel movimento ed emorragie interne. E portano alla morte dell’animale nel giro di una settimana. “La situazione – avverte Gian Mario De Mia, direttore del centro di referenza nazionale per le pesti suine presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche – non è per niente sotto controllo, perché i principali vettori del virus sono i cinghiali selvatici, che sfuggono alla vigilanza dei servizi veterinari e sono liberi di avvicinarsi agli allevamenti che non rispettano gli standard di biosicurezza. Specialmente quelli a uso familiare, per cui non è richiesta la doppia recinzione, la disinfezione e la derattizzazione dell’ambiente in cui i maiali vivono”. In Italia al momento si conta soltanto un caso, in Sardegna, dove il virus è endemico dal 1978. “Si tratta di un suino domestico appunto, per l’autoconsumo. Fino a una decina di anni fa – spiega l’esperto – sull’isola i casi di peste suina africana erano centinaia per la presenza di numerosi maiali allo stato brado, non registrati all’anagrafe e non sottoposti ai normali controlli sanitari. Oggi grazie agli abbattimenti i focolai si sono quasi azzerati”.