Capitoli

  1. Peste suina africana, è epidemia. I rischi per l’uomo e il vaccino che non c’è
  2. Quali rischi comporta per l'uomo?
  3. Dove e come si è diffuso il virus
  4. Misure di contrasto in Europa e in Italia
  5. Esiste un vaccino?
Scienza

Quali rischi comporta per l'uomo? - 2/5

Secondo il centro nazionale per le pesti suine, "la situazione non è per niente sotto controllo" e il virus “ha già colpito il 75 per cento della popolazione suina mondiale”, con la morte di oltre due milioni di capi dal 2016 al maggio 2019. L'epidemia ha colpito soprattutto l'Asia, ma i focolai sono presenti anche in Europa. Ecco le misure messe in campo in Europa e in Italia per contrastare l'epidemia

La peste suina africana non è trasmissibile all’uomo e per lui non comporta rischi. La malattia è contagiosa soltanto per suini e cinghiali, e si trasmette attraverso il contatto diretto con gli animali infetti (e i loro escrementi) o, indirettamente, attraverso oggetti contaminati, come attrezzature, veicoli e indumenti, o con la somministrazione ai maiali di rifiuti alimentari contenenti carne cruda infestata dal virus (che resta contagioso da tre a sei mesi). Una pratica comunque vietata dai regolamenti europei dal 1980. “Gli allevamenti allo stato semibrado, con ricoveri all’aria aperta, o quelli familiari privi di muretti o doppia recinzione per difendersi dai cinghiali sono più a rischio contagio” sottolinea Silvio Borrello, a capo della direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute. “Nessun pericolo invece per gli allevamenti intensivi concentrati nella Pianura padana, sottoposti a norme di biosicurezza, dove – puntualizza Borrello – molto difficilmente riusciranno a penetrare i cinghiali”. L’unico rischio qui è rappresentato dall’imprudenza dell’allevatore: “Se rientra da un Paese infettato e non prende le dovute precauzioni per evitare la diffusione del virus; oppure se dà in pasto ai maiali scarti di un panino con salume contaminato” chiarisce il direttore.