Calcio

Il Fasano calcio contro il gioco d’azzardo: “Toglieteci da schedine delle scommesse”

La società pugliese è uno degli esempi più puri di azionariato popolare in Italia: seicento soci, il ricavato destinato al settore giovanile e tante iniziative sociali. Ora il club ha scritto al presidente della Lnd per chiedere che nessuno scommetta sui risultati della squadra, che in passato è stata coinvolta in alcune inchieste a causa del comportamento di ex dirigenti. La richiesta non potrà essere esaudita, ma resta il segnale: un calcio diverso, etico e pulito, è possibile

Per le scommesse, o almeno anche per quello, sono falliti. E, oggi che sono rinati, con le scommesse non vogliono più avere nulla a che fare. È la storia del Fasano calcio, squadra pugliese di Serie D, e di una richiesta senza precedenti inoltrata alla Lega Dilettanti: uscire da tutti i palinsesti dei bookmaker, non vedere più le proprie partite quotate. Un desiderio per il momento impossibile: la LND non potrà esaudirlo, non ne ha la competenza. In futuro, però, probabilmente sarà realizzato, visto che il parlamento ha appena approvato un emendamento che va proprio in questa direzione.

Fasano, cittadina a metà strada fra Bari e Brindisi, il mare e i trulli, nel pallone viene ricordata per i gol di bomber Insanguine e i campionati di Serie C2 all’inizio degli Anni Novanta e Duemila, gli anni d’oro dei biancazzurri. Poi il buio, tante retrocessioni, due fallimenti, il secondo nel 2012 al termine di una stagione disgraziata in cui un dirigente fu coinvolto nell’inchiesta “Dirty soccer” sulle partite truccate e il club penalizzato. Il Fasano ha dovuto ripartire praticamente da zero, dalla Seconda Categoria. Ma lo ha fatto con i suoi tifosi, che hanno preso per mano la squadra, con una cavalcata trionfale che ha visto quattro promozioni nelle ultime sette stagioni, fino ad arrivare a un passo dal ritorno fra i professionisti.

Oggi il Fasano è uno degli esempi più puri di azionariato popolare in Italia: seicento soci, il ricavato destinato al settore giovanile, una comunità in cui tutti danno il loro apporto, da chi pittura le pareti dello stadio a chi organizza eventi in città, fino a chi segue la squadra in campo o in società. È calcio diverso, etico. E anche da qui nasce il rifiuto alle scommesse, introdotte da qualche anno nelle categorie minori, persino dilettantistiche e giovanili, tra mille polemiche per i rischi di corruzione e le enormi difficoltà di controllo. Gli ultimi casi sospetti ci sono stati giusto al trofeo di Viareggio: giocatori pagati pochi spiccioli o ragazzini sono molto più facili da tentare, lontano dai riflettori e dalle telecamere può accadere qualsiasi cosa.

È a tutto questo che il Fasano dice no. Lo ho fatto con una lettera alla Lega Dilettanti del presidente Cosimo Sibilia, in cui spiega le sue ragioni e avanza una richiesta ufficiale: “Inseguiamo un calcio migliore, dove bambini, famiglie e tifosi contribuiscono alle scelte societarie, per allontanare ed azzerare ogni logica illecita o violenta”, scrive l’associazione Il Fasano siamo noi. Per poi concludere: “A prescindere da quale sarà l’evoluzione normativa, manifestiamo la nostra volontà a non voler essere inseriti in palinsesti di scommesse sportive”.

La richiesta non potrà essere accolta. Non subito, almeno: dalla Lega, pur manifestando il pieno supporto, spiegano che sui palinsesti vige l’autonomia dei broker, sotto il controllo dei Monopoli di Stato che dal 2014 ha dato via libera alle quotazioni sulla Serie D. La LND, dunque, pur volendo, non avrebbe il potere di cancellare il Fasano (o qualsiasi altra squadra) dai palinsesti. Qualcosa però si sta muovendo. In parlamento nel ddl sullo sport è stato appena approvato un emendamento che impegna il governo a “prevedere limitazioni e vincoli, ivi compresa la possibilità di disporre il divieto delle scommesse sulle partite di calcio delle società che militano nei campionati della Lega nazionale dilettanti”. Significa che quando verrà scritto il decreto, le scommesse sulla Serie D potrebbero essere limitate a poche partite o tipologie di giocate, se non proprio vietate. Per farlo, però, ci vorranno mesi: la norma potrebbe entrare in vigore a campionato in corso o dalla prossima stagione.

Sarà un passo importante, comunque non decisivo: “Bloccare i palinsesti è un segnale, come la bella richiesta del Fasano, ma non risolve tutto visto che le stesse partite continueranno ad essere quotate dai broker esteri, magari illegali, con tutte le conseguenze e i pericoli del caso. Bisogna intervenire alla radice, ostacolare le quotazione”, spiega Francesco Baranca, segretario di Federbet e presidente del comitato etico della Federcalcio ucraina che si sta muovendo appunto in questa direzione. Il riferimento è alla presenza negli stadi dei cosiddetti “scout”, gli uomini dei “providers” che forniscono ai bookmaker i dati in tempo reale necessari alla quotazione delle partite. “Soltanto provando a regolare la loro presenza si riuscirà a impedire le scommesse, legali e non, su partite su cui è opportuno che non si possa puntare”.

Twitter: @lVendemiale

(foto Riccardo Dibiase)