Tecnologia

Facebook aggiorna i termini di servizio e rassicura sul trattamento dei dati e sulle proprietà intellettuali

"Trasparenza" è la parola d'ordine alla base dell'aggiornamento dei termini di servizio di Facebook che entrerà in vigore al 31 luglio. I punti fermi sono che il social non fa pagare i suoi servizi perché gli inserzionisti lo pagano per visualizzare le pubblicità, e che chi pubblica foto e video ne mantiene la proprietà intellettuale.

Facebook ha pubblicato un aggiornamento dei termini di servizio, con cui mira a una maggiore trasparenza illustrando quattro novità che entreranno in vigore dal prossimo 31 luglio. Al primo punto una precisazione sulle fonti di guadagno: gli utenti non pagano il servizio e i prodotti dell’azienda perché il denaro proviene dalla vendita di annunci pubblicitari. Altro aspetto di interesse comune è quello relativo alla proprietà intellettuale: gli utenti del social network detengono i diritti sulle proprietà intellettuali di foto, video e di tutto quello che postano. Quello che si concede è il permesso di mostrarli, che termina nel momento in cui un contenuto viene cancellato. A proposito di cancellazione, Facebook promette poi di spiegare meglio quelle che accade quando si eliminano contenuti che violano i termini o le politiche del social.

Nella sostanza, il 31 luglio non ci saranno cambiamenti rispetto a quanto accade oggi, semplicemente si avranno (forse) migliori risposte alle domande di trasparenza. Ad esempio, sulla cancellazione dei contenuti da parte dell’utente il social ha anticipato che potrebbero essere necessari fino a 90 giorni dalla data di eliminazione perché siamo effettivamente rimossi dai sistemi.

Foto: Depositphotos

 

La spiegazione più interessante riguarda ovviamente il trattamento dei dati personali: “non vendiamo i vostri dati personali” scrive Facebook, aggiungendo che: “Consentiamo agli inserzionisti di dirci quali sono gli obiettivi del loro business e il tipo di pubblico che vogliono raggiungere con le proprie pubblicità, e ci incarichiamo quindi di mostrarle a chi potrebbe essere interessato”.

L'”operazione trasparenza” è quindi iniziata, anche grazie alla “spinta” dei legislatori della European Consumer Protection Cooperation Network, una divisione della Commissione europea, delle associazioni per la tutela dei consumatori, eccetera. Di per sé non è una garanzia che quanto verificatosi con Cambridge Analytica non accadrà mai più, e non c’è da aspettarsi che Zuckerberg e soci rivelino tutti i retroscena del loro business, al di là delle regole esplicitate. Ma è un tentativo di comunicazione che molti potrebbero apprezzare.