Politica

Regione Umbria, la crisi è una farsa: Catiuscia Marini si dimette (di nuovo). Ma il consiglio dovrà votare ancora

La governatrice indagata nell'inchiesta sui concorsi in sanità annuncia che lascia la presidenza, ma l'aveva già fatto un mese fa e due giorni fa aveva votato insieme alla maggioranza dem in consiglio la fiducia a se stessa

Altra capriola. Così il destino della Regione Umbria sembra più il gioco dell’oca per non dire una farsa. A ripassare dal via, altro giro altra corsa, è la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini che oggi ha confermato le sue dimissioni con una lettera inviata alla presidente del consiglio regionale Donatella Porzi. Solo due giorni fa, con il voto determinante della governatrice, l’assemblea umbra aveva approvato un documento della maggioranza che chiedeva alla Marini di ritirare le dimissioni. Ma era solo l’ennesima puntata di una vicenda quasi incredibile, con una serie di decisioni confermate e smentite un giorno dopo l’altro dalla governatrice: la prima volta in cui la Marini aveva comunicato di voler lasciare era il 16 aprile. Ora il nuovo annuncio con cui finalmente dovrebbe ora risolversi la crisi istituzionale della Regione Umbria. Per com’è andata finora, non è ancora detto: il consiglio regionale dovrà ratificare di nuovo questa nuova comunicazione della presidente. Marini, da parte sua, nella lettera alla presidente del consiglio regionale umbro parla di “percorso dettato esclusivamente da ragioni istituzionali, di correttezza e di rispetto per tutti i componenti dell’Assemblea, sia di maggioranza, sia di opposizione, e non certo da ragioni personali”.

Tutto nasce, come noto, dall’inchiesta sui concorsi all’ospedale di Perugia nella quale la presidente Marini è indagata. E si alimenta anche per una certa esitazione dei vertici nazionali del Pd che da una parte hanno richiesto, per voce del segretario Nicola Zingaretti, un “gesto di responsabilità” da parte della governatrice (che fino a quel momento non ne aveva alcuna intenzione), ma dall’altra non sono riusciti a dare una spinta incisiva nell’esecuzione. Tanto che dopo un vertice a Roma all’inizio della scorsa settimana il capogruppo democratico in consiglio regionale aveva potuto dire che il Nazareno aveva ribadito “l’operato della giunta positivo“, lasciando ai dirigenti regionali il modo per uscire dall’impasse. E invece i dirigenti regionali avevano trovato uno stratagemma per congelare l’impasse votando la fiducia alla Marini e comprendendo in questa operazione in consiglio regionale perfino la presidente dimissionaria.

Zingaretti ha poi impiegato un’altra mezza giornata per dire che si trattava di “un errore politico“, precisando che “nel Pd che abbiamo in testa non c’è alcuno spazio per raccomandati o anticipazioni di domande per i concorsi”. E ancora oggi, poco prima dell’annuncio di dimissioni forse definitivo della presidente, il presidente del partito Paolo Gentiloni aveva sottolineato che “quando una si dimette, e per ragioni serie che non hanno nulla a che fare con le verità giudiziarie che verranno dalle indagini della magistratura ma che sono una scelta politica a tutela della Regione e del partito, che un mese dopo ci si ripensi mi sembra incomprensibile” anche perché il Pd deve essere “molto chiaro in un messaggio contro la corruzione”.