Capitoli

  1. Pagamenti elettronici, tra obbligo del Pos ma senza sanzioni e giravolte sul tetto al contante l’Italia resta fanalino di coda
  2. Italia sestultima in Europa per pagamenti cashless
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  5. Le continue giravolte (politiche) del tetto al contante
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Economia

Le continue giravolte (politiche) del tetto al contante - 5/6

Dal 2014 i commercianti sono tenuti ad accettare bancomat e carte, ma il decreto che fissava multe per chi trasgredisce è arrivato solo quattro anni dopo e il Consiglio di Stato l'ha bocciato. Il governo Conte aveva detto di voler intervenire: nulla di fatto. Nel 2016, poi, Renzi ha triplicato la soglia massima sotto la quale si può pagare cash. Così le banconote in circolazione lo scorso anno sono salite a quote 208 miliardi e l’85,9% di tutte le spese avviene ancora in contante

In Italia c’è chi ha deciso di abbassarlo per contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio (Prodi e Monti), chi ha protestato contro queste misure perché altrimenti “le signore vanno a comprare scarpe, borsette e vestiti all’estero” (Berlusconi) e chi invece, l’ha alzato con l’obiettivo dichiarato di “favorire i consumi” (Renzi e Alfano). Sta di fatto che a partire da metà anni Duemila il tetto al contante è stato cambiato per ben sei volte. Il primo forte calo c’è stato tra il 2007 e il 2008, quando il governo Prodi lo ha portato da 12.500 euro a 5mila euro in ottemperanza a una direttiva Ue sull’antiriciclaggio. Subito dopo aver vinto le elezioni, però, il neopremier Silvio Berlusconi ha deciso di riportare la soglia ai livelli precedenti. Un’iniziativa dalla vita breve: è stato lo stesso ministro di centrodestra Tremonti a ritoccarla al ribasso per ben due volte. Prima nel 2010, quando è calata a 5mila euro (la stessa cifra voluta da Prodi), per poi scendere ancora a 2.500 euro con la famosa “manovra di Ferragosto”, varata nel 2011 nel tentativo di placare la tempesta finanziaria che si stava abbattendo sull’Italia.
Arrivato in fretta al governo, è Mario Monti a portare il tetto del contante al suo minimo storico di mille euro. Il ritocco è stato varato con il decreto “Salva Italia” del dicembre 2011, con il Paese a un passo dal default, e di fatto ha anticipato i tempi anche rispetto agli altri Stati europei (in Francia, ad esempio, si è arrivati a 1000 euro soltanto nel 2015). Almeno fino all’approdo a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, che con la legge di bilancio 2016 ha deciso di riportare il tetto del contante a 3mila euro. “È un piccolo gesto per incentivare i consumi”, ha affermato il premier di Rignano. “L’evasione la stiamo combattendo sul serio ed è uno dei motivi per cui in legge di stabilità abbiamo soldi per abbassare le tasse. Ma non attuiamo la politica del terrore: se si ha la possibilità di spendere fino a 3mila euro in contanti, lo si faccia, naturalmente è tutto tracciato. Chi fa il furbo lo stronco per bene ma i cittadini per bene non devono essere assediati da un esercito”. La misura, voluta fortemente dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, è stata definita da Mariastella Gelmini “uno scippo ai provvedimenti di Berlusconi”, mentre l’ex segretario Pd Bersani ha commentato così le parole di Renzi: “Dovrebbe usare argomenti che non insultano l’intelligenza degli italiani”.