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Notre-Dame, la cattedrale non aveva assicurazione: spese a carico dello Stato. Philippe: “Concorso per ricostruire guglia”

Le donazioni private arrivano quasi a 900 milioni di euro. Nel frattempo, continuano le indagini sulle cause dell'incendio, fonti non ufficiali ipotizzano un cortocircuito. Il messaggio di papa Francesco: "Gratitudine a chi ha rischiato la vita per salvare la cattedrale. La ricostruzione possa essere un’opera corale"

La cattedrale di Notre-Dame non era assicurata. Lo hanno rivelato i media francesi, spiegando che lo Stato è assicuratore di se stesso per gli edifici religiosi di cui è proprietario. Gran parte dei costi per il restauro della chiesa andata a fuoco lunedì, quindi, saranno a carico delle casse pubbliche. “Lo Stato farà quello che serve”, ha detto il ministro della Cultura, Franck Riester. Mentre il premier francese, Edouard Philippe, ha annunciato il lancio di un “concorso internazionale di architettura per la ricostruzione della guglia”. L’obiettivo è di adattarla “alle tecniche della nostra epoca”. In giornata è arrivato anche il messaggio di papa Francesco: “Cari fratelli e sorelle, sono rimasto molto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la Basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio”.

Donazioni private verso il miliardo
In aiuto della ricostruzione, continua ad aumentare il flusso di donazioni private. “Questa mattina eravamo vicini a 900 milioni“, ha dichiarato il giornalista francese Stéphane Bern. “Vedo dai diversi risultati che le fondazioni mi inviano di mezz’ora di mezz’ora, che la cifra si alza. Penso che supereremo il miliardo nel corso della giornata”. Sulle donazioni da parte dei magnati francesi, Bern ha poi concluso: “Al di là delle polemiche, a loro non importa se sia esente da imposte o meno. Stanno soffrendo”. Le aziende francesi che investono in opere di mecenatismo possono infatti dedurre dalle tasse il 60% delle spese. E proprio oggi la famiglia Pinault, azionista di maggioranza del gruppo Kering, ha annunciato che rinuncerà agli sgravi fiscali legati alla donazione di 100 milioni di euro annunciato nei giorni scorsi dalla famiglia per la ricostruzione. Non sono mancate tuttavia le controversie legate alle grandi fortune francesi. “Se sono in grado di donare decine di milioni per ricostruire Notre-Dame, che smettano di dirci che non ci sono abbastanza soldi per rispondere all’urgenza sociale”, ha commentato Philippe Martinez, segretario generale della CGT – tra i principali sindacati di Francia – sulle donazioni di Pinault, Bernard Arnault (Lvmh) e grandi gruppi come Total.

L’inchiesta e i dubbi sulla sicurezza
Mentre il flusso di turisti che portano omaggio alla cattedrale non si ferma, prosegue l’inchiesta sulle cause dell’incendio che ha devastato la cattedrale. Gli inquirenti finora hanno interrogato trenta testimoni, compresi i dipendenti delle aziende che stavano lavorando al progetto di restauro del tetto. Nel frattempo, all’interno della cattedrale i vigili del fuoco continuano a lavorare. Al momento, non è ancora stato consentito l’accesso agli investigatori della polizia. Alcuni media francesi riportano l’ipotesi che l’incendio, partito nella zona della guglia, possa essere stato innescato da un cortocircuito. L’attenzione sarebbe comunque focalizzata su uno dei tre ascensori che servivano per lavorare sulle impalcature. Un’ipotesi su cui si è espresso Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri: “I ponteggi installati sono strutture provvisorie in cui i quadri elettrici spesso non sono incanalati. Basta un colpo di vento o altro per far scoppiare una scintilla. E, se consideriamo che le travi montate sui ponteggi sono di legno, si comprendono i rischi. Questa sarebbe una spiegazione logica di quanto avvenuto”. L’architetto e senatore a vita Renzo Piano, ha invece dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera: “Bisogna smetterla di parlare di fatalità, perché gli incidenti sui cantieri non sono fatalità, si possono evitare“.