Capitoli

  1. Iva, l’eterna scommessa delle clausole inventate da Berlusconi, copiate a piene mani da Renzi e gonfiate dai gialloverdi
  2. Dalla prima clausola di Berlusconi al “Salva Italia” di Monti
  3. Con Letta scatta l’aumento dell’Iva
  4. La nuova (pesante) clausola introdotta da Renzi
  5. Le sterilizzazioni di Gentiloni e le scelte del governo gialloverde
Economia

La nuova (pesante) clausola introdotta da Renzi - 4/5

La clausole di salvaguardia sono diventate una spada di Damocle per i nostri conti pubblici. Introdotte nel 2011, prevedono l’aumento dell’Iva e delle accise qualora non si raggiungano determinati obiettivi di bilancio. Il premier di Rignano è responsabile dell’ipoteca più alta. Una zavorra da 19,2 miliardi con cui il governo Conte si deve ora confrontare, dopo averla ulteriormente appesantita a 23,1 miliardi

Con Renzi alla guida del Paese la storia sembra ripetersi: nel giro di due anni la clausola di salvaguardia introdotta da Enrico Letta viene completamente sterilizzata (6,3 miliardi finanziati in deficit, i restanti 3,7 con maggiori entrate e minori spese), ma all’orizzonte si profilano i provvedimenti annunciati in pompa magna dal neo-premier fiorentino. Il bonus di 80 euro, la “Buona scuola”, la decontribuzione prevista dal Jobs Act. A presidio dei conti viene introdotta la terza, ennesima, clausola di salvaguardia. A quanto ammonta? A 12,8 miliardi per il 2016, a 19,2 per il 2017 e a 22 miliardi per il 2018, da finanziare con un aumento progressivo dell’Iva al 24 per cento nel 2016, al 25 l’anno successivo e al 25,5 per cento nel 2018. “Purtroppo ci troviamo a fronteggiare questo meccanismo atroce delle clausole di salvaguardia perché i governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie”, dichiara Renzi in un’intervista a Repubblica nel luglio 2016. Eppure è proprio lui a mettere l’ennesima ipoteca sulle manovre economiche degli anni (e dei governi) successivi, più alta persino di quella introdotta nel 2011 per salvare l’Italia dal default. Nonostante nel frattempo la legge di riforma del bilancio dello Stato avesse cancellato la possibilità di tappare potenziali buchi nelle coperture di qualsiasi nuova norma con le famigerate clausole.