Capitoli

  1. Carcere di Viterbo, le lettere dei detenuti: “Un mondo infernale”, “Cicatrici in testa per le botte”. Tre suicidi solo nel 2018
  2. Le lettere inviate al garante
  3. L’istituto disciplinare
  4. La storia di Hassan Sharaf
  5. Una vicenda piena di anomalie
  6. Le altre inchieste
  7. L’interrogazione parlamentare
  8. La visita del comitato per la prevenzione della tortura
  9. Il clima di tensione
Diritti

Una vicenda piena di anomalie - 5/9

Da un anno i detenuti scrivono ad Antigone e al Garante del Lazio, raccontando della "cella liscia", dei "calci e pugni" in faccia, di aver perso la vista a un occhio. Dopo l'esposto di Anastasia è partita un'indagine. Sono già 4 i fascicoli aperti: un altro riguarda un episodio di violenza, due sono sui morti impiccati. Intanto, dopo l'omicidio dello scorso marzo, anche la polizia penitenziaria protesta: "Muro di fango eretto ad arte"

Il Garante ha chiesto al direttore della struttura per quale ragione quel provvedimento disciplinare fosse stato eseguito solo a luglio. “Mi ha risposto – spiega a ilfattoquotidiano.it – che la sezione di isolamento, in tutto quel periodo, era stata sempre piena”. A rendere paradossale questa vicenda altre due circostanze. Hassan avrebbe terminato di scontare la pena il 9 settembre: gli mancavano solo 40 giorni, ma già a luglio non avrebbe più dovuto trovarsi al Mammagialla. Il 10 maggio, infatti, aveva finito di scontare la pena per una rapina commessa da maggiorenne. A quel punto, gliene restava un’altra di quattro mesi per spaccio, ma da scontare in un carcere minorile, dato che quel reato era stato commesso quando non era ancora maggiorenne. Il 19 aprile il Tribunale dei minori aveva ordinato il trasferimento, che non è mai avvenuto. Sulla morte del ragazzo è aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione e aiuto al suicidio.