Diritti

L’Ordine dei medici anti-eutanasia e anti-Parlamento

Filippo Anelli ritiene che se anche il Parlamento approvasse la legalizzazione dell’eutanasia, i medici dovrebbero infischiarsene e rifiutarsi di fornire al paziente l’assistenza per morire senza soffrire. Ora vi starete chiedendo chi è, o chi si crede di essere, Filippo Anelli. Ebbene, Anelli è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri. E la sua non è una battuta informale, ma una indicazione messa nero su bianco, inviata a tutti i suoi colleghi medici e trasmessa formalmente al Comitato di Bioetica Nazionale al Parlamento.

Con la comunicazione n. 41 il presidente Anelli infatti scrive ai colleghi che “Ove il legislatore ritenga di modificare l’art. 580 c.p. e, quindi, di non ritenere più sussistente la punibilità del medico che agevoli “in qualsiasi modo l’esecuzione” del suicidio, restano valide e applicabili le regole deontologiche attualmente previste dal Codice”. Anelli si riferisce in particolare all’art. 17 del Codice di deontologia medica, dove attualmente è effettivamente scritto che che “Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”.

Il Presidente Anelli non ha scritto semplicemente che oggi i medici devono rispettare il codice deontologico, ma che se anche cambiasse la legge (come la Corte costituzionale ha invitato le Camere a fare entro il 24 settembre 2019) i medici dovrebbero comunque seguire le indicazioni del codice deontologico, anche se in contrasto con le richieste della Corte costituzionale e l’eventuale determinazione del Parlamento.

Contro questo delirio di onnipotenza politica del presidente dell’Ordine, ci sono medici che hanno deciso di farsi sentire. Mario Riccio, medico di Piergiorgio Welby e dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, ha risposto, insieme a una settantina di colleghi: “Il fatto che il Presidente dell’Ordine a cui aderiamo affermi che il Codice deontologico sia superiore a una legge dello Stato è un fatto grave. Noi medici, così come ogni altro cittadino, siamo assoggettati prioritariamente alla legge. Abbiamo esempi storici chiari in cui il Codice deontologico è stato modificato, ad esempio con l’entrata in vigore della legge sull’aborto. Lo stesso dovrebbe essere fatto nel caso in cui il Parlamento o la Corte costituzionale aprissero alla morte medicalmente assistita sotto forma di eutanasia o assistenza al suicidio”.

C’ è da sperare che altri medici in giro per l’Italia vogliano fare sentire la proprio voce, rispondendo al loro presidente Anelli e contattando l’Associazione Luca Coscioniinfo@associazionelucacoscioni.it.