Scienza

La tubercolosi, questa sconosciuta

La tubercolosi, che per brevità chiamo Tb, sembra voler minacciare di nuovo i cittadini, almeno in questo paese e come in un film di Romero, non so “A volte ritornano”, contagiarci e ridurci a orridi zombie. Ma non è così. Anche questa volta i profeti di sventura hanno torto e la loro smania di spaventarci, di inventare falsi miti e creare facili bersagli da emarginare e eliminare, non ha fondamento e non avrà successo.

Il fatto in questione riguarda la notizia della maestra che ammalata di Tb, molto probabilmente a sua insaputa, avrebbe contagiato i bambini della sua scuola. Le competenti autorità hanno già fatto il loro dovere e hanno circoscritto il focolaio, riconoscendo i casi, trattando con la necessaria e adeguata terapia i soggetti che ne avevano bisogno, sottoponendo a profilassi eventuale i contatti, informando della situazione e rassicurando il resto della popolazione interessata della cittadina.

Ora che il più è fatto, da parte mia è il momento di fare chiarezza solamente su un paio di punti di interesse generale, allo scopo di contribuire a sventare le insidie di un atteggiamento ostile nei riguardi dei malati e anche dei contatti della malata, che ha avuto purtroppo un’eco popolare.

Penso in primo luogo che accusare la maestra di aver colpevolmente diffuso il contagio sia un atto vile, basato unicamente sulla convinzione che la signora fosse a conoscenza della sua condizione e abbia consapevolmente trascurato di curarsi e di ritirarsi dall’impiego. La sintomatologia della Tb, specie all’inizio, può essere invece frusta, scarsa di sintomi, non facilmente identificabile. Certo, al termine di svariate settimane o di mesi la febbricola inizialmente incostante e ben tollerata può diventare continua e più elevata e la tosse da secca e stizzosa, può assumere dei caratteri di maggiore produttività, così la malattia si può conclamare, rendendo la diagnosi evidente.

Nel caso in oggetto la signora, se effettivamente aveva avuto la malattia in forma clinicamente evidente in età giovanile o infantile, ed era successivamente guarita, poteva aver sviluppato, anche per merito del trattamento chemioterapico e antibiotico eseguito a suo tempo, una forma di resistenza naturale nei confronti della Tb. Questo stato di immunità col tempo e con l’invecchiamento potrebbe essersi indebolito, esaurendo la protezione naturale e aver slatentizzato, fatto uscire, la Tb con le conseguenze che possiamo oggi apprezzare. I microrganismi, infatti, possono infatti sopravvivere dentro alcuni tipi di cellule, senza riprodursi, perché controllati da quelle difese immunologiche determinatesi in corso di terapia. Contemporaneamente però la residua capacità di resistenza potrebbe aver attenuato la sintomatologia, rendendola meno evidente, plausibilmente ingannando chi si trovava impegnato nell’osservazione della situazione clinica della maestra, da ritenere incolpevole e solamente vittima del suo problema.

Proseguendo a illustrare una materia che è alquanto complessa c’è un altro aspetto che riguarda la distinzione tra contatti e malati. I malati, come è intuitivo, sviluppano una sintomatologia che necessita di trattamento immediato e di isolamento, se necessario, per cui vengono ricoverati e curati per il meglio. Per quanto attiene ai contatti cioè la popolazione esposta al rischio di contrarre il contagio, cioè chi a diverso titolo ha avuto occasione di avvicinare per un periodo congruo il caso indice, cioè l’ammalato, o anche altri casi, si può grossolanamente dividere in due tipi: chi è resistente al contagio e chi invece sviluppa o svilupperà la malattia. E anche questo dipende dalla risposta immunitaria individuale, che può essere più o meno efficace. I test clinici, la reazione cutanea alla PPD, la radiografia del torace soprattutto, consentono ai medici di riconoscere in questa popolazione chi deve essere trattato in profilassi e chi no. Ma il punto è proprio che oggi, a meno di improbabili novità, il trattamento antibiotico è considerato efficace nei riguardi della Tb, in grado di rimettere in salute i trattati.

Il Sistema Sanitario italiano, finché esisterà come tale, è la migliore garanzia di protezione dei cittadini contro le malattie.