Capitoli

  1. Film in uscita, da Noi – Us a Il Viaggio di Yao e poi Shazam, Book club e Butterfly: cosa ci è piaciuto e cosa no
  2. SHAZAM
  3. BENE MA NON BENISSIMO
  4. IL VIAGGIO DI YAO
  5. DOLCEROMA
  6. BUTTERFLY
  7. L’EDUCAZIONE DI REY
  8. BOOK CLUB – TUTTO PUO’ SUCCEDERE
Cinema

Film in uscita, da Noi – Us a Il Viaggio di Yao e poi Shazam, Book club e Butterfly: cosa ci è piaciuto e cosa no

NOI – US di Jordan Peele. Con Lupita Nyong’o, Winston Duke, Elisabeth Moss. USA 2019. Durata: 121’. Voto: 4/5 (AMP)

Già il titolo è da Oscar: US, sovrano di tutte le sintesi, che sta per “noi” e per United States, il luogo dove l’ignoto, il “diverso” equivale a crisi di panico. Jordan Peele, l’esordiente dell’esilarante Scappa – Get out (già un cult), l’ha scelto per siglare il suo secondo lungo, un nuovo horror squisitamente politico a tratti ancor più folgorante del primo.  Al centro è un’impressionante stratificazione di idee formali e tematiche: il “doppio”, l’identità, lo scambio, il rimosso, la famiglia e per estensione la comunità, il dualismo fra visibile e invisibile, il riflesso, il labirinto, i confini e le relative barriere, il Sogno Americano e sua maestà dell’intero genere horror, ovvero l’inconscio.

Sulla superficie di queste mirabolanti memorie dal sottosuolo si muove la tenera famiglia black dei Wilson: padre, due figli (un maschio e una femmina) e mamma Adelaide (la brava e bella Lupita Nyong’o) che è il punto di vista di tutta la questione. A lei, infatti, è affidato un trauma del passato che crea il legame con gli sconvolgenti incontri del presente. Senza rivelare altro, l’horror-in-comedy di Peele è un’opera psico/socio/politica su più livelli e significati, capace di farci giocare, tremare, ridere e pensare attraverso un cinema visionario che tracima “fear & fun”, paura e divertimento, quel binomio imprescindibile di cui il 40enne cineasta da New York si conferma autore-prodigio. Filmmaker a tutto tondo Peele (scrive, dirige e si produce) sa dove e come guardare il reale e il suo specchio, il cui riflesso parte dall’horror ma apre a un modello “di generi” esemplare e organizzato su discorsi articolati e complessi.