Ambiente & Veleni

Ambiente, 32% degli italiani attento alla sostenibilità: “Consapevolezza aumentata dopo Expo”. Tema della plastica cruciale

È quanto emerge dai risultati del 5° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, indagine realizzata da LifeGate su un campione di di 800 persone. Il 33% degli italiani è ancora disinteressato rispetto alla sensibilità, ma i dati generali rispetto al passato delineano un trend positivo. Oltre il 90% è attento alla raccolta differenziata, crede che si debba potenziare il trasporto pubblico e si sente responsabile per le generazioni future

Dal consumo di alimenti bio, alle vacanze a basso impatto sull’ambiente, dall’energia rinnovabile alla raccolta differenziata. La sostenibilità appassiona e interessa 34 milioni di italiani e ne orienta i comportamenti. Si tratta di scelte consapevoli o di moda? Probabilmente le due componenti convivono, ma di fatto cresce la percentuale di italiani, ad oggi è al 32%, che ha piena conoscenza della sostenibilità, il 10% in più rispetto al 2018. È quanto emerge dai risultati del 5° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, indagine realizzata da LifeGate, in collaborazione con Eumetra MR, che restituisce una fotografia del rapporto che gli italiani hanno con la sostenibilità. Una ricerca realizzata su un campione di 800 persone, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, che a tratti riesce a spiegare anche la recente mobilitazione di un milione e 600mila persone, scese in piazza per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici e in favore di stili di vita sostenibili.

“Registriamo nel tempo una costante crescita nell’interesse degli italiani per la sostenibilità ambientale, con dei picchi corrispondenti a determinati eventi o fenomeni, come Chernobyl  o la mucca pazza, che ha completamente spostato l’attenzione sulla salute alimentare, facendo da volano al biologico” spiega a ilfattoquotidiano.it il Ceo di LifeGate Enea Roveda, secondo cui una vera e propria inversione di tendenza c’è stata dall’Expo in poi. “Da allora le persone che si dichiarano appassionate di sostenibilità sono praticamente raddoppiate”. Il resto lo stanno facendo alluvioni, tempeste, deforestazioni e morti per disastri ambientali, tutti fenomeni che non siamo abituati a vivere sulla nostra pelle. Ma se la domanda di sostenibilità cresce costantemente, il mercato è pronto? “Nei vari settori – continua – si corre a diverse velocità. In alcuni, come l’alimentazione, il turismo, la mobilità l’offerta riesce a stare al passo con la domanda, in altri si stanno muovendo ora i primi passi”.

GLI ITALIANI E LA SOSTENIBILITÀ – Se il 32% degli intervistati si è detto appassionato di sostenibilità e il 35% è interessato al tema, c’è un altro 33% che si dice disinteressato. Maggiormente coinvolte sono le donne tra i 35 e i 54 anni, diplomate o laureate, professionalmente attive. “Non c’è da meravigliarsi – spiega Roveda – in quanto hanno una visione più a lungo termine del futuro”. I dati della ricerca hanno rilevato come il 32% della popolazione abbia piena comprensione della sostenibilità: il 43% conosce il termine ‘energia rinnovabile’, il 38% ‘alimentazione sostenibile’, il 33% ‘sviluppo sostenibile’, il 30% ‘città sostenibile’, il 23%  ‘mobilità sostenibile’. Eppure, se per il 47% degli intervistati la sostenibilità è un tema sentito, per un altrettanto significativo 41% si tratta di una moda, mentre un restante 12% non ha un’opinione ben precisa.

LA PLASTICA TRA I TEMI CRUCIALI – Per gli italiani il tema della plastica è cruciale. L’89% degli intervistati considera molto rilevanti, infatti, le grandi campagne di sensibilizzazione sull’impatto dei rifiuti di plastica nei mari, mentre il progressivo stop dell’Unione Europea alla produzione di cannucce, cotton fioc e posate per ridurre l’inquinamento marino interessa l’84% delle persone. D’altro canto ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengono riversati negli oceani, mentre l’Ocse denuncia che nel pianeta si ricicla solo il 15% di plastica. Il 77% è colpito dall’aumento dei fenomeni meteorologici catastrofici in Italia dovuti ai cambiamenti climatici, mentre il 68% è interessato anche alla costruzione di nuovi inceneritori o termovalorizzatori nel sud d’Italia. “Credo che il tema della plastica – commenta Roveda – sia molto sentito, perché si tratta di qualcosa di tangibile, che ha un forte impatto su di noi e in merito al quale tutti noi possiamo fare molto”.

I COMPORTAMENTI VIRTUOSI, COSA BISOGNA FARE E COSA SI FA – Non è un caso se, per quanto riguarda i comportamenti virtuosi, il 92% delle persone dichiara di fare sempre la raccolta differenziata, il 77% di utilizzare elettrodomestici a basso consumo, il 40% di limitare l’utilizzo di bottiglie di plastica, il 34% di consumare alimenti biologici e il 17% di utilizzare capi di abbigliamento sostenibili. Così, quando si parla di plastica, il 97% del campione intervistato ritiene che “sia necessario attivare azioni che ne limitino l’utilizzo”. In merito alla mobilità, per il 94% “bisogna potenziare i mezzi pubblici affinché i cittadini usino meno le auto, anche a costo di creare limiti di circolazione agli automobilisti”. Sul fronte dell’energia, il 92% dichiara che “investire nelle fonti rinnovabili è un buon modo per rilanciare la nostra economia, innovare e renderci più autonomi dal petrolio”, mentre per quanto riguarda l’alimentazione, secondo l’88% degli intervistati per “bisogna sostenere l’agricoltura biologica anche se, secondo alcuni, mette in difficoltà gli agricoltori che coltivano con tecniche tradizionali non bio”.

ABITUDINI DI ACQUISTO E INVESTIMENTI – In conseguenza di questi comportamenti, cambiano per gli italiani anche le abitudini di acquisto. Il 47% del campione dichiara di scegliere energia rinnovabile, con un incremento del 16%, il 79% è disposto a preferire lampadine a Led, il 52% prodotti bio e il 23% auto ibride o elettriche, anche se il costo dovesse essere maggiore. “Queste percentuali – aggiunge Roveda – sono dovute anche alle possibilità offerte dal mercato che, in alcuni settori, è molto avanti. Penso all’alimentare, all’automotive e all’energia rinnovabile, che rappresenta una quota di mercato importante anche per le big”. Diverso è il discorso in settori come la finanza o la moda: “C’è domanda, ma l’offerta non è ancora all’altezza. Molte aziende ci stanno lavorando, ma quando si tratta di sostenibilità, bisogna investire in ricerca per anni prima di creare offerta. Per la finanza sostenibile tutto sta partendo proprio ora”. Di fatto, se parliamo di investimenti, a parità di rendimento l’88% degli intervistati sceglie quello sostenibile, mentre con rendimento inferiore la percentuale scende al 71%. Il 19% delle persone (con una aumento dell’11%) dichiara di conoscere gli investimenti sostenibili, mentre appena il 4 % dichiara di aver investito così parte dei propri risparmi.

LE VACANZE SOSTENIBILI – Cresce anche l’attenzione verso le vacanze sostenibili, con 8,1 milioni di italiani che affermano di acquistare pacchetti viaggio responsabili, con una crescita del 16% dal 2018. Il 7% (3,5 milioni di italiani) dichiara di organizzare sempre vacanze sostenibili, mentre il 25% dice di conoscere il turismo sostenibile (più 11% rispetto allo scorso anno). E quando si chiede cosa sia importante in vacanza, il 56% degli italiani risponde “essere in contatto con la natura”, il 52% “conoscere le peculiarità enogastronomiche, il 50% “avere servizi di mobilità alternativa”, il 46% “scegliere un’alimentazione bio” e il 45% “soggiornare in strutture costruite e gestire con criteri sostenibili”.

LE MOTIVAZIONI – Ma cosa spinge gli italiani a fare scelte di acquisto sostenibile? Secondo il sondaggio, il 91% si sente responsabile per le generazioni future. C’entra qualcosa la mobilitazione di Greta Thunberg e del suo movimento? “In verità – spiega Roveda – gli italiani hanno sempre dato questa come motivazione più importante e, se ci pensiamo, è la cosa più naturale del mondo. Se devo pensare al futuro non penso a me, ma alla mia famiglia. E questo spiega anche l’alta percentuale di donne interessate più degli uomini a questi temi”. Altre ragioni, a parte quella di lasciare un mondo migliore ai nostri figli? L’88% dichiara di amare l’ambiente e i paesaggi incontaminati, per l’87% l’obiettivo è quello di stare bene con se stessi in modo sano e naturale, l’83% si dichiara amante degli animali e il 77% lo ritiene un dovere etico-morale o lo fa per credo religioso.

LA CASA DEL FUTURO – Per il primo anno sono state inserite nell’indagine anche domande che riguardano la propria casa. Per il 73% degli intervistati la casa del futuro è costruita con materiali naturali, per il 70% è efficiente dal punto di vista energetico, per il 68% è predisposta per un’autoproduzione alimentare ed energetica e per il 39 per cento ha una gestione domotica interna. “In questo caso registriamo una diversa tendenza – spiega il ceo di LifeGate – perché se da un lato diversi grandi nomi dell’architettura hanno fatto scuola con i loro progetti all’avanguardia, come Frank Lloyd Wright con la famosa ‘Casa sulla cascata’ e colleghi italiani stanno seguendo la stessa direzione, come Mario Cucinella, fondatore di Building Green Futures e Stefano Boeri, con il Bosco verticale nel quartiere Isola di Milano, dall’altro il mondo del design va a rilento”. Le aziende iniziano a porsi il problema “ma, così come per la moda – aggiunge – non è facile e la strada è ancora lunga”.

LE CITTÀ SOSTENIBILI – E se sulle case del futuro il quadro è chiaroscuro, per le città la questione è ancora più complessa. La città da affidare alle future generazioni dovrà essere per il 32% degli intervistati più ricca di aree verdi, per il 31% dovrà prevedere maggiori collegamenti tra centro e periferie e per il 28% scegliere la riqualificazione di edifici esistenti. “In Italia ci sono eccellenze come Milano – spiega Roveda – che dal 2014 è coinvolta in una rivoluzione costante tra car sharing, verde e altri settori, che si è potuta concretizzare grazie al lavoro di diverse amministrazioni che hanno fatto anche cose buone e grazie alle risorse investite per Expo. Ma Milano non è l’Italia e nel nostro Paese c’è ancora molto lavoro da fare. In giro per il mondo ci sono città molto più sostenibili, ma anche molte invivibili”.

L’AZIENDA E IL LAVORO – Un altro capitolo è quello che riguarda i luoghi di lavoro. Anche in questo caso ci sono caratteristiche che spingono gli italiani a scegliere una occupazione in base alla sostenibilità. Un’azienda è considerata sostenibile se è attenta ai diritti dei lavoratori per il 95% degli intervistati, usa responsabilmente le risorse per il 91%, controlla la filiera (per il 90%), dà informazioni trasparenti ai clienti (88%), se non delocalizza le attività all’estero (66%). Non solo. Nella scelta di un lavoro è importante l’attenzione ai lavoratori per il 91% degli intervistati, la stabilità dell’azienda (l’89%), il salario (86), l’offerta di prodotti sostenibili (78) e l’attenzione ai temi di sostenibilità (75%).