Scuola

TFA sostegno, test preliminare per 14mila prof. Per chi vince niente assunzione, solo supplenze

Test a fine marzo, graduatorie entro l’estate, poi lezioni fino a febbraio 2020. Una scadenza che non è casuale e si intreccia con quella del prossimo concorsone. Ammissione anche i non abilitati

Arrivano 14mila nuovi insegnanti di sostegno. È una delle carenze maggiori della scuola italiana, costretta a ricorrere spesso a docenti non qualificati per assistere i propri studenti disabili, o peggio ancora lasciarli soli in classe. Come annunciato dal ministro Marco Bussetti, finalmente sta per partire il corso che porterà agli istituti maestri e professori specializzati. C’è già una data (28-29 marzo i test di accesso) e il numero di posti (14.224). Attenzione, però: parliamo solo di un corso di specializzazione, non di un concorso. I vincitori, dunque, potranno fare supplenze ma non saranno assunti.

ECCO IL BANDO: PROVE A FINE MARZO – Test a fine marzo, graduatorie entro l’estate, poi lezioni fino a febbraio 2020: il bando atteso da tempo e pubblicato dal Ministero fissa il calendario per gli aspiranti maestri e professori di sostegno. Per l’ammissione ci saranno sempre tre prove: la prima, quella preselettiva (i quiz a crocette, per intenderci) sarà in data unica nazionale, il 28 marzo per la scuola infanzia e primaria, il 29 per medie e licei. Chi passa affronta poi lo scritto e quindi l’orale, da cui dipenderà il punteggio finale e l’ammissione in graduatoria. Il meccanismo della data unica significa anche che il test si può tentare solo in una università. In compenso, il Miur prevede un sistema di saturazione che permette agli idonei rimasti fuori nell’ateneo di loro preferenza di iscriversi altrove, nel caso siano avanzati dei posti.  La maggior parte dei posti autorizzati è in università del Sud Italia: in testa la Campania con 2.060.

LA NOVITÀ: AMMESSI ANCHE I NON ABILITATI – La grande novità sarà l’ammissione dei non abilitati, anche se non si tratta di una sorpresa del bando ma di una scelta già fatta nell’ultima manovra. In passato per accedere alla specializzazione sul sostegno bisognava già essere in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento. Stavolta no: avendo cancellato il sistema di reclutamento varato dalla Buona scuola (il cosiddetto FIT, il percorso di “formazione iniziale e tirocinio”), tornando al sistema dei concorsi aperti a tutti, il governo ha deciso di allargare i cordoni anche per il sostegno (almeno in prima applicazione: è una norma transitoria che vale solo per questo bando). Potranno partecipare anche i semplici laureati (con i 24 crediti formativi nelle materie pedagogiche richieste) e dunque il numero dei candidati sarà decisamente più alto.

SOLO IL PRIMO PASSO VERSO L’INCLUSIONE – Dopo aver superato le tre prove, i vincitori dovranno frequentare le lezioni (attivate dalle università e quindi a pagamento: la retta è di circa 2-3mila euro), che dovranno concludersi entro il 20 febbraio del 2020. La scadenza non è casuale e si intreccia con quella del prossimo concorsone. Questo percorso, infatti, serve soltanto a specializzarsi: dà diritto al titolo per fare gli insegnanti di sostegno, non a una cattedra a tempo indeterminato. Per quella bisognerà vincere anche il concorso, a cui ovviamente tutti i nuovi specializzati vorranno partecipare: restare fuori perché le lezioni finiscono tardi sarebbe una vera beffa, quindi nel caso in cui il bando del concorso arrivi prima (è atteso nel 2019) possibile che vengano ammessi con riserva.

Da questa differenza fondamentale fra il corso di specializzazione ed il concorso vero e proprio si capisce anche perché il bando pubblicato dal Miur rappresenti solo il primo passo. Alla scuola italiana mancano cronicamente insegnanti di sostegno, tanto che nel 2018 delle 13mila immissioni in ruolo previste ne sono state fatte appena 1.700: non c’erano altri candidati da assumere, specialmente al Nord. E per la stessa ragione il 75% delle supplenze viene affidato a docenti non specializzati. Adesso ne arriveranno 14mila in più, prima tranche di un piano triennale da circa 40mila posti totali. Una nuova generazione di maestri e professori di sostegno che porterà negli istituti più competenze. Poi, però, per avere anche più assistenza e continuità didattica bisognerà assumerli tutti.

Twitter: @lVendemiale