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Il 41% degli italiani possiede almeno un oggetto smart, ma tanti non sanno che farsene

Nel 2018 è cresciuta la percentuale di italiani che ha acquistato un oggetto smart per la casa. Però molti non ne sfruttano le potenzialità perché non sanno che farsene, o li ritengono troppo complicati. La relazione dell'Osservatorio Internet of Things della School of management del Politecnico di Milano.

Le case degli italiani iniziano a popolarsi di accessori legati all’Internet degli Oggetti. Secondo una relazione dell’Osservatorio Internet of Things della School of management del Politecnico di Milano, il 41% degli italiani possiede almeno un oggetto smart. Si tratta di dispositivi quali gli altoparlanti intelligenti Google Home e Amazon Echo, e le soluzioni legate al riscaldamento e all’illuminazione. Tutti oggetti che hanno beneficiato di intense campagne di marketing, grazie alle quali il 59% degli utenti ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente.

Guardando al panorama europeo, il Belpaese appare tra i primi per tasso di crescita in questo settore, anche se sotto l’aspetto del valore di mercato siamo ancora indietro. Nel 2018 le soluzioni per la cosiddetta Smart Home in Italia hanno fatto registrare un +52%, per un controvalore di 380 milioni di euro. Siamo davanti alla Spagna (300 milioni di euro), ma dietro a Germania (1,8 miliardi di euro), Regno Unito (1,7 miliardi) e Francia (800 milioni).

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Il dato più curioso che emerge dalla ricerca è che se da una parte gli italiani comprano oggetti smart, dall’altra non sanno bene che farsene. Il 42% di chi possiede un oggetto connesso non ne usa le funzionalità più avanzate. Perché? Perché questi utenti non le ritengono utili o le reputano troppo complesse (14%). C’è poi chi non ne sente la necessità (41%), chi li considera troppo futuristici (19%) o non ne ha ma sentito parlare (8%).

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, spiega che “nonostante i grandi passi in avanti, rimangono ancora numerose barriere da superare. In primo luogo la comunicazione ai consumatori delle reali potenzialità di utilizzo degli oggetti smart […]. Bisogna poi lavorare sulla formazione degli addetti all’installazione e alla vendita, spesso non in grado di fornire un adeguato supporto all’utente, e sull’offerta di servizi di valore aggiunto abilitati dagli oggetti connessi. Un’ulteriore sfida per le aziende nel 2019 sarà […] gestire temi fondamentali come privacy e cyber security, in cima alle preoccupazioni degli utenti che possiedono o hanno intenzione di acquistare soluzioni per la casa intelligente”.

Quest’ultima precisazione è legata a un altro dato emerso nell’ambito della ricerca: il 51% dei connazionali è preoccupato per i rischi legati alla privacy e ai cyberattacchi da parte di malintenzionati. Riguardo alla formazione degli installatori, secondo gli esperti i consumatori sono più disposti di un anno fa ad acquistare in autonomia i dispositivi per la Smart Home, ma richiedono poi in un secondo momento l’aiuto di un professionista per l’installazione.

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A trainare le vendite è stato l’arrivo degli smart home speaker, ma gli accessori della smart home non si limitano a questo. Ci sono gli elettrodomestici (fra cui spiccano le lavatrici connesse e controllabili via App), le caldaie, i termostati e i condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione, e le soluzioni per la gestione dell’illuminazione. L’uso di queste funzionalità smart però è un’abitudine solo per il 25% degli utenti.

In prospettiva, poco più di un utente su tre (35%) si dichiara interessato ad acquistare prodotti per la Smart Home in futuro, e fra questi il solo il 10% prevede di comprare dei prodotti nei prossimi dodici mesi. I prodotti che riscuotono maggiore interesse sono quelli relativi all’illuminazione e gli altoparlanti intelligenti. Interessano molto meno le soluzioni relative alle notizie in tempo reale (7%), alla gestione dell’agenda personale (7%), agli acquisti online (4%).

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Fra gli elementi di svolta c’è l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale al servizio della Smart Home, come spiega Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things. “Sono tre i ruoli principali che l’AI può giocare in questo mercato. Gli algoritmi di machine learning possono agire dentro gli oggetti connessi, migliorandone le funzionalità ed elaborando i dati senza la necessità di passare dal cloud. L’AI, poi, può migliorare ulteriormente il funzionamento e la capacità di comprensione degli assistenti vocali e si candida, infine, a diventare una vera e propria governante delle nostre abitazioni. I tre approcci non sono mutualmente esclusivi, ma anzi possono (e devono) essere sviluppati in maniera congiunta e integrata tra loro per liberare appieno il potenziale dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle nostre abitazioni”.