Musica

Primo Brown, a tre anni dalla morte Roma gli intitoli una via. Un giusto riconoscimento per il ruolo del rap

L’anniversario è probabilmente quello più sentito dalla comunità hip hop italiana: nella notte tra il 31 dicembre 2015 e il 1 gennaio 2016, proprio pochi minuti dopo lo scoccare del nuovo anno, moriva a soli 39 anni David Belardi, in arte Primo Brown, uno dei rapper più stimati della scena, ucciso da un male incurabile. Dotato di un timbro vocale e di uno stile inconfondibile, ma anche di enorme empatia e doti umane, Primo ha lasciato un ricordo indelebile anche nelle generazioni più giovani che hanno vissuto in prima persona solo l’ultimissimo periodo della sua carriera. E, proprio a fine 2018, quella voce è tornata a farsi sentire con un disco postumo: Lo Spirito Che Suona dei suoi Cor Veleno, lavoro che ha raccolto numerosi consensi sia dalla parte della critica che del pubblico.

Chi, come il sottoscritto, ha avuto il piacere di conoscerlo ne ricorda l’atteggiamento aperto e disponibile nei confronti degli esordienti che spesso gli chiedevano consigli e collaborazioni, insieme all’enorme amore nei confronti della musica e della cultura hip hop. Dal punto di vista lirico, i giornalisti gli hanno riconosciuto – tra le altre cose – di avere dato spessore e credibilità all’autocelebrazione, contribuendo a portare in Italia uno dei temi tipici del rap statunitense, ma non mancano suoi testi di grande valore lirico e riflessione sociale, come la struggente e disperata Cantano Tutti, dedicata alla memoria di Stefano Cucchi.

Insomma, un’assenza pesante per le strade di Roma e sui palchi di tutta Italia. Ma anche una memoria tenuta viva dal padre, Mauro Belardi, dai Cor Veleno (che in un certo senso lo “porteranno con loro” in tour) e da tutti gli hip hopper italiani che, ogni primo del mese (il “Primo”, appunto) si riuniscono virtualmente sui social network per rendere omaggio all’artista scomparso riascoltandone la musica e le parole: un’iniziativa lanciata da Dj Fastcut che ha avuto un immediato successo.

È di pochi giorni fa la notizia che la città di New York dedicherà una via a uno dei suoi rapper più noti, The Notorious B.I.G., scomparso nel 1997. Mi sembrerebbe molto bello e poetico se Roma facesse la stessa cosa con Davide “Primo Brown” Belardi. Sono passati tre anni dalla scomparsa: non sarebbe più una decisione presa sull’onda della commozione, ma il riconoscimento del ruolo del rapper e del suo impatto sociale nel tessuto della città e non solo. Sarebbe l’occasione per parlare di ricerca sul cancro e di educare su questo argomento anche le giovani generazioni che, spesso, lo ritengono un argomento astratto e lontano dalla loro vita. Ma, quello che più conta, sarebbe un messaggio di vittoria della vita sulla morte, dell’arte sull’oblio, dell’amore sul tempo che passa.

Le strade non dimenticheranno Primo Brown, che il suo nome venga inciso sui loro marmi o meno. Ma di artisti così non ne abbiamo tanti, e sarebbe un bel modo di riconoscerlo e ricordarlo. Se siete d’accordo con me, proviamo a far girare queste parole. Condividiamole, portiamole all’orecchio di chi decide. Il 14 giugno del 2019 sarebbe stato il 43esimo compleanno di Primo: vogliamo festeggiarlo con un’enorme festa in strada per l’inaugurazione di Via David Maria Belardi.