Politica

Pensioni, il mio grazie di cuore al governo del cambiamento

di Maurizio Contigiani 

Un grazie di cuore da noi che abbiamo 63-64-65 e 66 anni, un grazie di cuore da parte nostra a questo governo del cambiamento che finalmente sembrava ricordarsi dei nati tra il ’52 e il ’55, i più violentati dalla Legge Fornero, proprio da noi che non beneficeremo di quella fantastica “quota cento”, che viene sbandierata a destra e a manca come lo strumento principe della manovra per scardinare le vecchie regole. La vostra incompetenza (o malafede) vi sta portando a varare una misura che vale esclusivamente per chi ha 62 anni, “cento” non lo si raggiunge né prima né dopo ma solo a 62, tutti gli altri avranno bisogno rispettivamente di 101, 102, 103 e 104. Nessuno prende in considerazione questa particolarità, nemmeno chi vi rema contro.

Giornali e opposizioni attaccano, in maniera ottusa e incompetente, senza cogliere la vera ragione per la quale, dal loro punto di vista, questo provvedimento avrebbe dovuto essere attaccato ovvero che – così come è impostato – si sarebbe dovuto chiamare “quota 38 con tetto a 62 anni”. Una vera e propria turbo-pensione di anzianità, un provvedimento, a mio avviso, tanto  spregiudicato al punto da relegare a pura propaganda il prossimo passo ossia la tanto agognata “quota 41”. Una misura che sarà perfettamente inutile se si pensa che non ci saranno più persone in grado di avere abbastanza contributi continuativi a meno che non inizino a lavorare a vent’anni.

Non ho competenze per elargire consigli o trovare soluzioni e anche se lo fossi sarebbero consigli e soluzioni dettati da una persona interessata. Ma una cosa la voglio dire lo stesso: non sarebbe stato più opportuno partire con una quota cento vera, con un tetto intorno ai 64/65 anni, decurtando un anno per ognuno dei vostri cinque di legislatura? La progressività di questo progetto sarebbe coincisa con quella della spesa, sareste stati più coerenti con noi e meno attaccabili dalle opposizioni e i media più ostili. Ma non si può avere tutto.

Mi auguro e vi auguro che, nonostante abbiate deluso me e tanti altri come me, riusciate a soddisfare, almeno in parte, coloro che vi hanno votato. Sono uscito dal lavoro a 65 anni con 35 di contributi e la profonda delusione non mi consentirà di votarvi ancora ma in considerazione del nulla che c’è dietro, continuerò a sperare nella vostra buona fede. Chissà che in seguito possa arrivare a qualcosa di più delle illusioni.

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