Tecnologia

‘Facebook sapeva dell’interferenza russa nelle elezioni occidentali’. La guerra fredda ormai è digitale

L’audizione di Facebook dinanzi la Commissione digitale della Camera dei comuni del Parlamento britannico ha rivelato importanti novità. Al centro della controversia i dati utilizzati dai russi per influenzare le elezioni in Occidente 2016-2017. I documenti segreti di Facebook rimarranno per ora segreti. Ted Kramer, il fondatore della società di software Six4Three, è stato costretto a consegnarli durante una recente visita a Londra. Dopo aver inizialmente rifiutato, è stato scortato al Parlamento, dove gli è stato detto che avrebbe potuto affrontare la prigione se non fosse riuscito a produrre copia dei documenti. I file contengono e-mail confidenziali relative ai controlli sui dati personali messi in atto da Facebook e anche, secondo alcune fonti, tracce della corrispondenza tra il Ceo Mark Zuckerberg e altri top manager.

Six4Three afferma che la sua app Pikinis è stata cancellata nel 2015. Si trattava di una controversa applicazione che permetteva agli utenti di individuare le foto degli amici in costume da bagno. L’applicazione è entrata in funzione nel 2013, dimostrando di non aver violato i termini e le condizioni di Facebook. Ma nel 2015, il social ha cambiato le politiche di condivisione delle informazioni dei propri utenti verso gli sviluppatori di app, come Six4Three e This is your digital life, l’applicazione finita nella bufera, accusata di aver a sua volta passato i dati a Cambridge Analityca. Ricordiamo che per il caso Cambridge Analytica il regolatore britannico Ico ha inferto a Facebook il massimo della multa possibile, 500mila sterline.

I documenti originali attualmente sono sotto sigillo per ordine del tribunale in California. Sono stati ottenuti dagli avvocati di Kramer attraverso un processo legale in cui una delle parti di una causa può obbligare l’altra a fornire delle prove. La Corte superiore di San Mateo, in California, aveva però ordinato che il fascicolo non fosse reso pubblico. Damian Collins, attuale presidente della commissione Dcms (digital, cultural, media and sports), ha dichiarato alla Bbc: “Abbiamo ritenuto che questa informazione fosse molto importante per l’inchiesta e chiesto a Ted Kramer i documenti che alla fine ci ha consegnato”. I documenti ora sono nella disponibilità della commissione, che tornerà a riunirsi nell’ambito dei lavori della sua indagine su “disinformazione e fake news”. Commissione dinanzi alla quale Mark Zuckerberg ha rifiutato di presentarsi personalmente.

Dopo l’udienza, Facebook ha affermato di aver indagato sulla questione. “Gli ingegneri che avevano contrassegnato queste preoccupazioni iniziali hanno in seguito esaminato ulteriormente quest’aspetto e non hanno trovato prove di attività specifiche in Russia”, ha detto una portavoce. Facebook sta ancora affrontando le conseguenze dello scandalo di Cambridge Analytica, in cui sono state compromesse le informazioni di 87 milioni di utenti. La società di Zuckerberg, inoltre, ha dichiarato di aver indagato sulla questione, affermando che il traffico di dati inviati verso la Russia era legittimo e collegato a Pinterest, una popolare app per la condivisione delle immagini.

Tuttavia resta aperto il dibattito su come Facebook abbia affrontato i tentativi russi di interferire con il servizio, visto che lo stesso ex capo della sicurezza aziendale di Facebook, Alex Stamos, ha confermato che i vertici del social sapessero come la propaganda russa, attraverso delle fake news, stesse manipolando il dibattito sulle elezioni americane. A ciò si aggiunge il fatto che lo Chief operating officer, Sheryl Sandberg, gli avrebbe detto di non investigare o rivelare l’attività russa. La lotta tra i servizi segreti russi e quelli americani ormai da tempo si è trasferita sul settore digitale. Una guerra alla conquista di dati, dove Facebook cerca di assurgere al ruolo di agnellino innocente in un contesto molto più ampio, dove, per usare le parole di un tweet di Stamos “Mentre Usa e Russia giocano a dama l’uno contro l’altro, i cinesi continuano a giocare tranquillamente a scacchi”.