Cultura

Livorno, macché ronde: contro il degrado lotta a colpi di street art. Festival nazionale al via con la star Giò Pistone

Il collettivo Uovo alla Pop vince la scommessa: raccolti 15mila euro. "E i quartieri a rischio stanno cambiando, in tanti partecipiamo, altri sono scettici. Ma i turisti si affidano a noi"

“Il quartiere sta cambiando, è sotto gli occhi di tutti, in tantissimi partecipano ai tour che organizziamo nei rioni dove il turismo tradizionale non arriva e sempre più turisti, italiani e stranieri, si affidano a noi per scoprire Livorno da un altro punto di vista”. È passato un anno da quando il collettivo artistico Uovo alla Pop ha lanciato la sfida alla cosiddetta “emergenza sicurezza” in alcuni quartieri di Livorno, caratterizzati anche da una forte immigrazione. Lo strumento? Né ronde né militarizzazione: gli strumenti sono arte e colore. Le Uovas, Giulia Bernini, Valeria Aretusi, Libera Capezzone e Viola Barbara, per mestiere hanno a che fare con l’arte, l’architettura, la poesia e in quest’idea di riqualificazione urbana hanno messo cuore, passione ma anche impegno e competenza dando vita a un crowdfunding per raccogliere 15mila euro da destinare all’organizzazione di un festival di street art.

Ora la scommessa è vinta e il festival Parete Aperta sarà inaugurato il 4 novembre con l’intervento dell’artista romana Giò Pistone, una delle figure più rilevanti della street art italiana, che trasformerà con le sue figure oniriche un muro di via Passaponti, nel cuore del quartiere Garibaldi, uno dei rioni più difficili della città, in un tempio dedicato alla dea Diana. In una prima anticipazione del festival era già stato realizzato un murale di piazza San Marco – poco lontano da Garibaldi – da parte dell’artista Rame 13: il graffito d’autore è stato però deturpato nei giorni scorsi. “Nonostante questo episodio di vandalismo vogliamo continuare a credere che la street art sia un’arte possibile che non si chiude in se stessa ma si espone ad ogni rischio – dice Viola Barbara – Quello che è accaduto è profondamente triste ma era prevedibile e allora facciamo un appello alla città perché continui a sostenere i nostri progetti. Stiamo lavorando perché Livorno diventi un museo a cielo aperto e non ci va di indugiare su un fatto spiacevole. Magari in futuro ci sposteremo verso i piani alti per rendere la vita più difficile ai vandali perché l’arte di strada è un bene di tutti e va protetta”.

L’attenzione adesso è tutta su Giò Pistone che “ha risposto con entusiasmo alla nostra chiamata e ha abbracciato immediatamente il progetto dimostrando di crederci quanto noi – racconta Valeria Aretusi, architetto e fondatrice del collettivo – e poi con la sua opera Diana non si limiterà a vestire una parete ma realizzerà qualcosa di importante per la comunità”. Il murale, infatti, sorgerà su una facciata della sede Asl Nord Ovest che ospita anziani e persone con fragilità. “Ho pensato di dedicare il mio lavoro a Diana perché è la dea della diversità, della fertilità – racconta l’artista – è la dea Madre e questo luogo ospita anziani e persone con problemi di mobilità. Può diventare un tempio della diversità in cui tutti possono sentirsi liberi e uniti grazie alle proprie caratteristiche”.

Le Uovas, che in piazza Garibaldi hanno scelto di rimanere e aprire la galleria d’arte Uovo alla pop, lavorano a tutto tondo alla riqualificazione urbana, sempre in prima linea, e hanno fatto della ricerca del bello una sorta di missione. E i risultati si vedono. Non mancano le difficoltà e tra i residenti c’è chi è convinto che, alla fine, l’arte sia solo arte e i problemi veri si debbano risolvere con altri metodi. “Chi resta in casa a guardare il mondo dalla finestra continua a pensare che il nostro intervento sia inutile, ma chi partecipa esce di casa e ricomincia a vivere gli spazi in breve tempo cambia idea”. E per combattere la microcriminalità, spesso, basta non lasciare spazio a chi delinque, occupare i territori, le strade, le piazze con attività positive, azioni concrete. Con l’arte che, a volte, può diventare la soluzione. L’occupazione artistica del quartiere Garibaldi continuerà finché ci saranno le forze e quello di Giò Pistone è soltanto il primo appuntamento di un festival che durerà un anno e proseguirà negli anni a venire fino a contaminare la città intera (a breve arriveranno le sculture urbane di Urban Solid e le opere dell’illustratrice Elisa Muliere) e restituire a Livorno un lato di sé perso di vista per troppo tempo.