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Manovra, Di Maio attacca Mario Draghi: “Avvelena il clima invece di tifare Italia”

Il vicepremier: "Vedo molto più rispetto per quello che stiamo facendo dai ministri tedeschi che dal capo della Bce". E sul giudizio di Standard&Poor's, atteso stasera, fa sapere: "Non mi fa paura". Anche Alberto Bagnai e Claudio Borghi, presidenti delle commissioni Finanze, hanno attaccato il numero uno dell'Eurotower: "Sulle banche parole improprie e gravi"

Mario Draghiavvelena ulteriormente il clima” e “vedo dai ministri tedeschi molto più rispetto per quello che stiamo facendo che dal capo della Bce”. Luigi Di Maio parte all’attacco del presidente della Banca centrale europea, che giovedì in conferenza stampa a Francoforte aveva sottolineato che l’allargamento dello spread impatta negativamente sui bilanci delle banche e auspicato “buon senso” nella trattativa tra Roma e Bruxelles. “Secondo me siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente”, ha detto il vicepremier durante la registrazione della prima puntata di Nemo, in onda su Rai2 alle 21.20. Dal canto suo Draghi, parlando alla Banca nazionale belga, ha ribadito che l’indipendenza di una banca centrale “è essenziale” perché la sua azione sia credibile e la politica monetaria sia efficace. A difesa del governatore si è schierato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che ha definito gli attacchi “molto gravi e irresponsabili”: “Se al vertice della Bce non ci fosse stato lui l’economia italiana avrebbe avuto dei danni enormi, molto superiori a quelli avuto a causa della crisi finanziaria”, ha aggiunto.

Draghi: “Se le banche centrali non fossero indipendenti avrebbero fallito” – “Con le politiche convenzionali non più sufficienti ad assicurare la stabilità dei prezzi, le banche centrali avrebbero fallito rispetto ai loro mandati se non fossero state indipendenti dal punto di vista degli strumenti”, ha detto Draghi. “Se le banche centrali fossero meno indipendenti, e il pubblico percepisse che la politica monetaria può essere condizionata in una direzione o nell’altra, ciò alla fine destabilizzerebbe le aspettative d’inflazione e minaccerebbe la stabilità dei prezzi, proprio come negli anni ’70”. A lanciare il monito è il presidente della Bce Mario Draghi, di fronte alle preoccupazioni in “altre giurisdizioni” per la normalizzazione della politica monetaria ora che risale l’inflazione.

Di Maio: “Standard&Poor’s non mi fa paura. Debito privato quasi inesistente” – Di Maio ha parlato anche del possibile declassamento del rating da parte dell’agenzia Standard&Poor’s, che si esprimerà venerdì sera a mercati chiusi: “Non ho paura del giudizio di Standard&Poor’s. Abbiamo un debito privato quasi inesistente e questo crea una stabilità economica” per il Paese, ha argomentato. “E’ singolare che in questo momento vedo da alcuni ministri di altri Paesi, come quelli tedeschi, molto più rispetto per quello che stiamo facendo che dal capo della Bce che viene a dire che il clima di tensione in Italia è un problema“, ha proseguito il ministro del Lavoro, per poi correggere l’intensità delle proprie affermazione affermando che “Draghi può dire quello che vuole e non sono nessuno per censurare quello che dice”. L’altro vicepremier, Matteo Salvini, si è limitato a dire che “nessuna banca salterà. Se qualcuno pensa di speculare sulla pelle dei risparmiatori e degli italiani, sappia che c’è un governo e c’è un paese pronto a difendere le sue imprese, le sue banche e la sua economia, costi quel che costi”.

Bagnai: “Improprio che il responsabile della stabilità finanziaria lanci allarmi” – In mattinata un altro esponente del governo gialloverde aveva criticato il numero uno della Banca centrale europea: “A me sembra improprio che il massimo responsabile della stabilità finanziaria in Europa emetta degli allarmi, seppur poi velati e temperati, circa la tenuta delle banche di un Paese che è sotto il controllo della sua vigilanzaha detto a Radio Anch’io il leghista Alberto Bagnai, presidente della Commissione Finanze al Senato – Se ascoltiamo tutte le dichiarazioni di Draghi di ieri vediamo che c’è anche un’apertura al fatto che le politiche non convenzionali possano proseguire se le condizioni lo richiederanno. E quali sono le condizioni? Per esempio quelle che la Bce si è data e non riesce ad ottenere e cioè che l’inflazione raggiunga stabilmente l’obiettivo del 2%”.

Borghi: “Evocare problemi banche può essere un modo per farli arrivare” – Anche il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, il leghista Claudio Borghi, ha attaccato Draghi: intervenendo su La7 ha affermato che le parole del presidente Bce sono “piuttosto gravi” perché “evocare genericamente dei problemi sulle banche può essere un modo per farli arrivare, perché contribuisce a far preoccupare per niente la gente”. “Conferenze stampa come quelle di ieri”, ha aggiunto Borghi, “segnalano che sembra quasi che si voglia creare confusione sui mercati. L’unico rimasto a evocare l’uscita dell’Italia dall’euro qua mi pare che sia Draghi”. E ancora: “Mi viene il sospetto che in questo momento si stia cercando abbastanza disperatamente da parte di un certo ambiente europeo di creare il problema, cioè di mettere pressione in modo tale da ottenere non si sa che cosa”. Borghi ha ribadito che “il debito europeo ha un problema di gestione dovuto alla mancanza di un prestatore di ultima istanza”.

Parole in contrasto con quelle pronunciate da un altro leghista, Edoardo Rixi: “Mario Draghi, secondo me ha gestito bene la Banca Centrale – ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture, ad Agorà, su RaiTre, esprimendo un giudizio sull’operato dell’ex governatore della Banca d’Italia a Francoforte – Ma la Bce ha oggi problemi strutturali sulla gestione, ad esempio, anche dei sistemi bancari dei vari Paesi e noi dovremo affrontare il prossimo anno anche il problema dei sistemi bancari, anche di quello italiano”. Una differenza di toni e contenuti che al solito si registra tra le posizioni degli esponenti del Carroccio tradizionalmente vicini all’imprenditoria lombarda come Rixi e quelli dei membri dell’anima euroscettica e più critica nei confronti di Bruxelles del partito incarnata da Bagnai.