Politica

Tap, governo si prende altre 36 ore. E Lezzi dice: “Abbiamo le mani legate, lo stop avrebbe un costo troppo alto”

Dopo l'incontro in tarda serata a Palazzo Chigi non arriva la parola fine sulla questione gasdotto, ma la strada sembra ormai portare al via libera ai lavori come ammette la ministra del Sud M5s. Il ministro Costa annuncia nuove verifiche "sulle cartografie" prima della decisione definitiva

Il governo prende tempo sulla sorte del gasdotto Tap, ma la strada sembra ormai portare al via libera ai lavori. È quello che emerge dopo l’incontro avuto nella tarda serata di lunedì dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dalla ministra del Sud Barbara Lezzi e dal collega dell’Ambiente Sergio Costa a Palazzo Chigi con il sindaco di Melendugno, Marco Potì, e alcuni esponenti e parlamentari pugliesi del M5s per fare il punto sul progetto. Prima della decisione definitiva passeranno altre 24-36 ore, in cui il ministero di Costa effettuerà nuove verifiche, ma è la stessa Lezzi a dire: “Abbiamo le mani legate“. Il problema è principalmente il “costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese” per fermare l’opera, un costo che “per senso di responsabilità non possiamo permetterci.

Di fatto comunque la riunione non ha comunque messo la parola fine all’incertezza sul completare o meno il Tap (Trans Adriatic Pipeline), il condotto trans-adriatico di 878 chilometri che porterà in Europa il gas dell’Azerbaijan arrivando nel Salento. “Ci saranno verifiche sulle cartografie” del progetto, ha puntualizzato il ministro Costa: “Parlo in particolare di eccesso di potere“.

Prima dell’incontro, il sindaco di Melendugno aveva ribadito il suo no: “E’ un’opera inutile, dannosa e molto pericolosa per le popolazioni e il territorio. Questo progetto si ferma perché Tap ha commesso delle illegalità e illegittimità: ci sono errori progettuali e falsificazione dei documenti, quindi si ferma non per responsabilità politica ma per responsabilità di Tap stessa”. Al termine dell’incontro, il sindaco pugliese ha invocato la creazione di “un clima politico ostile nei confronti del progetto Tap. Noi saremo i cani da guardia”.

E Gianluca Maggiore, portavoce del Movimento No Tap, da Lecce ha rincarato: “La battaglia continua e pure la richiesta di dimissioni in blocco degli eletti del Movimento 5 stelle in caso ricomincino i lavori di Tap. Quello che è chiaro – afferma – è che si sta giocando. I ministeri non hanno i documenti, non sanno nulla“. Già lunedì mattina contro la realizzazione del gasdotto si era svolto un sit-in di protesta nel porto di Brindisi dove è ormeggiata la nave Adhemar D/Snt Venant, pronta a iniziare il cantiere per i lavori in mare al largo di San Foca di Melendugno (Lecce).

Sul posto alcuni esponenti dei movimenti No-Tap di Brindisi e Lecce che hanno fortemente criticato i 5 Stelle. Contestazioni ai parlamentari e consiglieri del Movimento che proseguiranno e saranno più dure in caso di “via libera”.  Il M5s, soprattutto nel collegio centrale del Leccese, quello in cui ricadono gli impatti del gasdottoha fatto man bassa di voti alle elezioni politiche del 4 marzo scorso. Le proteste contro la ministra per il Sud Barbara Lezzinel capoluogo salentino, in estate, sono state solo un’anticipazione.