Mafie

Mafia Foggia, fermati capi della faida di Vieste: “Traffico di droga ed estorsioni. Operazione per evitare altri omicidi”

Due distinti operazioni stroncano i clan che si fronteggiano nella perla del Gargano dal 2015, quando venne ucciso il boss Angelo Notarangelo. Contestata l'aggravante mafiosa. "Così è iniziata la concorrenza spietata tra i due gruppi per il controllo del territorio, con pizzo imposto sugli imprenditori e lotte per la gestione dello spaccio", hanno spiegato gli inquirenti della Dda di Bari

Ne hanno fermati sei, considerati al vertice dei due clan che dal 2015 si fronteggiano per controllare il traffico di stupefacenti. E “queste carcerazioni hanno probabilmente impedito altri omicidi”, ha sintetizzato il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe. Forze dell’ordine e la Dda di Bari mettono sotto scacco i malavitosi di Vieste, la perla del Gargano, insanguinata da 14 delitti di sangue negli ultimi tre anni e ben tre omicidi nei primi mesi del 2018.

Il 21 agosto la polizia ha eseguito il fermo dei cugini Claudio e Giovanni Iannoli, di 42 e 32 anni, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga con l’aggravante mafiosa e detenzione di armi. I due cugini farebbero parte del gruppo criminale capeggiato dal pregiudicato Girolamo Perna, ex luogotenente del boss Angelo Notarangelo, ucciso in un agguato mafioso nel gennaio 2015. Da allora, il gruppo di Perna è in guerra, secondo gli investigatori, con una organizzazione rivale i cui esponenti sono stati arrestati in un blitz dei carabinieri. Il 7 agosto scorso, infatti, sono stati fermati il 35enne Marco Raduano, suo nipote Liberantonio Azzarone, di 28 anni, il 55enne Luigi Troiano e suo figlio Gianluigi, di 25 anni.

Controllavano lo spaccio sul Gargano e il traffico di stupefacenti, ma anche le estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori che operano nei comuni del promontorio pugliese. Gli inquirenti hanno sottolineato come “la concorrenza spietata tra i due gruppi per il controllo del territorio, con pizzo imposto sugli imprenditori e lotte per la gestione dello spaccio” sia cominciata dopo l’omicidio del boss Notarangelo, dando vita ad “una lunga scia di sangue con 14 delitti di sangue, sei omicidi, otto tentati omicidi e una lupara bianca“.

“La criminalità foggiana rappresenta una emergenza nazionale”, ha ricordato l’aggiunto Francesco Giannella, responsabile dell’Antimafia barese che è competente sulla provincia di Foggia. “È una Capitanata insanguinata, in cui dobbiamo fare i conti con i morti ammazzati dalla mafia – ha detto il pm della Dda, Giuseppe Gatti – con 300 omicidi in 30 anni, l’80 per cento dei quali irrisolti”. “Forte e chiara deve essere la risposta della squadra Stato per ripulire questi territori” ha detto il questore di Foggia, Mario Della Cioppa. “Il nostro lavoro sta minando le fondamenta delle organizzazioni criminali. Queste operazioni sono un passaggio, non la fine del nostro lavoro che prosegue per far luce sugli omicidi che rientrano nello stesso contesto”, ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, Marco Aquilio.