Cultura

Savona, le anfore artigianali riprendono un’antica tradizione. Affrontare la crisi con creatività

Nella provincia più depressa del nord, Savona, l’economia che resiste e lo fa grazie alle idee dei privati più che agli incentivi di Stato. È il caso della Clyver, un ditta che esporta botti in ceramica dalla Francia al Sud Africa. Appaiono all’improvviso come grosse uova fra dozzine di capannoni dismessi nel deserto industriale di Vado Ligure.

Se si dovesse girare la storia della ditta occorrerebbe qualche vecchio film su Ulisse e sulle “bevute omeriche” che accompagnarono le sue avventure, specie quella con la maga Circe. Il “vino di Pramno”, con cui la maga tenne l’eroe lontano da Penelope per anni, era conservato entro recipienti di terracotta, una tradizione che in Georgia è arrivata sino ai nostri giorni.

“Sono anfore fatte a mano da 3-4mila litri che, nella regione di Kakheti, vengono interrate – spiega Luca Risso che guida il team di ricerca della Clyver – è una tecnologia che risale a 7mila anni avanti Cristo. Nel 2010, quando sono state importate le prime grosse anfore prodotte in Georgia , questo ritorno a materiali arcaici mi ha incuriosito e mi son chiesto se si potesse fare qualcosa di più avanzato, con materiali meno ‘sporchi’ e più resistenti agli acidi” .

Nell’ufficio di Risso una bacheca racconta il passato dell’azienda: “Facevamo utensili diamantati per il taglio della pietra, ma dal 2002 anche questo settore – un’eccellenza italiana – è stato ingoiato dalla concorrenza cinese”. Risso, oltre che un fisico è anche un appassionato di vino e di viticoltura. “Il problema delle botti di terracotta – spiega – è come impermeabilizzarle. I romani usavano la pece o la resina. In Georgia usano la cera d’api, ma poi, per pulirle, bisogna entrarci dentro e il prodotto dipende molto dall’abilità di chi lo fa. In Europa si usano molto le botti di acciaio. È pratico ma dà un gusto ‘metallico’ al prodotto e non fa passare l’ossigeno e un po’ di ossigeno giova all’evoluzione del vino”.

“Le botti in legno, specie quelle piccole care ai francesi, cedono al vino un sacco di profumi. Alcuni sono voluti, ma in altri casi un profumo che si sovrappone dà fastidio.
La tradizione italiana usa botti grandi, ma se invecchiano troppo marciscono e sostituirle è costoso. Un altro contenitore in voga era il cemento, che però richiede un rivestimento. Dopo 2 anni di ricerca abbiamo trovato il materiale, il gres, la tecnologia e la forma e nel 2014 abbiamo iniziato a vendere”.

Le botti della Clayver – una crasi fra il nome “Clay” (ceramica) e “clever”(intelligente) – sono di gres che arriva dalla Germania. Cotto a mille 200 gradi, riduce la porosità della terracotta ma lascia entrare un minimo di ossigeno e non aggiunge al vino i profumi e i tannini tipici del legno. Le botti di gres costano poco più di quelle di legno, ma, trattate con cura, possono durare migliaia di anni, come le anfore trovate in fondo al mare al largo di Ventimiglia.

“Abbiamo quattro dipendenti e noi operativi siamo altri quattro. Dall’aprile del 2014 abbiamo avuto un cliente nuovo a settimana – spiega Valerio Ghisolfi, uno dei soci – in due anni abbiamo raddoppiato la produzione e oggi il 68% del prodotto viene esportato, soprattutto in Francia, nella regione dello Champagne, ma anche in Grecia, Ungheria, Svizzera, Spagna, Sud Africa e Argentina”. Chiedo: “ Ma Farinetti, che ormai è una specie di super-marchio vivente, non vi ha mai telefonato?”. “Le dirò – risponde Risso – oltre all’Unione industriali di Savona, abbiamo avuto ben poca attenzione dal territorio”.

La creatività che ha fatto il successo della ditta  è un tratto che si estende anche ai dipendenti. Il motto zen per cui “la verità di un oggetto è il suono che manda” ha una verifica quotidiana: “Quando le botti escono dal forno, le faccio suonare – dice Jorge Hernandez Lince – così capisco se la cottura è perfetta”. Arrivato nel ’91 da Bogotà, quando era la capitale più violenta del mondo, Jorge (che aveva studiato design) è riuscito a conquistarsi uno spazio come ceramista sulla scena artistica ligure alcuni anni fa, con uno strepitoso concerto, fatto suonando piatti di ceramica e, più recentemente, inventando una coppa di porcellana che funziona anche come amplificatore per i cellulari, con gli usi più disparati: farsi sentire dalla nonna sorda o improvvisare una serata danzante con gli amici.