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Corea del Nord, ancora tensioni con Seul: bocciata la lista di giornalisti attesi per la chiusura del sito nucleare

La cerimonia, in programma per il 23-35 maggio a Punggye-ri, era stata annunciata al termine dello storico vertice fra i leader delle due Coree. Ora lo stop di Pyongyang rischia di far slittare il processo di denuclearizzazione del Paese. E mette ancora più in forse il summit fra Kim Jong-un e Trump previsto per il 12 giugno a Singapore

Prima l’annullamento del secondo summit con Moon Jae-in atteso per mercoledì scorso, deciso da Kim Jong-un in risposta alle ennesime esercitazioni militari congiunte tra Washington e Seul. Poi la minaccia di cancellare lo storico vertice previsto per il 12 giugno a Singapore con Donald Trump. Ora le trattative di pace fra la Corea del Nord e il resto del mondo subiscono un’altra brusca frenata. Pyongyang ha rifiutato la lista di giornalisti di Seul attesi alla cerimonia di chiusura del sito dei test nucleari di Punggye-ri, in programma il 23-25 maggio.

Non è ancora chiaro se la decisione, resa nota dal ministero dell’Unificazione della Corea del Sud, rischia di far slittare il processo di denuclearizzazione del Paese annunciato da Kim dopo la storica stretta di mano con Moon avvenuta a Panmunjom il 27 aprile scorso. Processo che doveva iniziare proprio con la chiusura del sito di Punggye-ri, lo stesso dove sono stati condotti gli ultimi esperimenti atomici della Corea del Nord. L’ultimo, avvenuto il 3 settembre 2017, era stato il più forte di sempre e aveva generato una potenza pari a 5 volte la bomba sganciata dagli Usa su Nagasaki nell’agosto del 1945.

A niente sono serviti i tentativi di Donald Trump di ricucire i rapporti – riavviati solo a gennaio dopo decenni di ostilità – con il leader nordcoreano. Il presidente Usa ha dichiarato che “se la Corea del Nord di Kim Jong-un denuclearizza, allora avranno protezioni molto forti”. E ha rifiutato l’ipotesi di ricorrere al “modello libico“, avanzata dal suo nuovo consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton, per portare a termine la denuclearizzazione del Paese. Un modello, che ha detto lo stesso Trump, ha portato la Libia al collasso. Ma avverte: “Non c’è stato un accordo per tenere Gheddafi, nessuna assicurazione di una sua protezione o di fornirgli aiuti militari. In Corea del Nord se non facciamo l’accordo si ripeterebbe quel modello”.

A fare da pontiere prova ora il presidente sudcoreano Moon Jae-in, atteso a Washington per la settimana prossima. “Ci attendiamo che l’incontro svolga il ruolo di ponte tra Stati Uniti e Corea del nord contribuendo al successo del vertice” del 12 giugno a Singapore, ha dichiarato un portavoce di Seul. Ma la decisione finale spetta a Kim, che chiede alla Casa Bianca di porre fine alle provocazioni e di continuare sulla linea del dialogo.