Cultura

Dal 1968 al 2018, tra utopie politiche e profezie tecnologiche. Chi scriverà il futuro?

Per la mia generazione, il ’68 è stato soprattutto l’anno del maggio francese. Emozione collettiva conto terzi. Per altri, il 1968 è stato l’anno del sesso, della droga e del rock and roll.

Nel 1968, però, accaddero altri eventi, capaci di influenzare a lungo l’umanità. La Primavera di Praga. L’assassinio di Martin Luther King Jr. in aprile e di Bobby Kennedy a giugno. La rivolta nella Convenzione democratica di Chicago, il movimento pacifista, l’offensiva nord-vietnamita del Tet e l’emersione definitiva del Potere nero negli Usa. La smobilitazione delle Guardie rosse che avevano condotto la Grande rivoluzione culturale proletaria in Cina. La frattura generazionale, la diffusione del teatro d’avanguardia e l’irruzione del movimento femminista nella vita politica e sociale. E l’inizio della fine dell’Unione sovietica.

A fine maggio 1968 per ascoltare il futuro potevi andare a Londra, in Abbey Road, e sentire i Beatles registrare Revolution, la nuova canzone di John Lennon. Per non capire nulla, avresti potuto fare una gita a Parigi – come chi scrive – con il solo risultato di ritornarne frastornato e senza portafoglio né documenti. Per capire il futuro, invece, avresti potuto seguire l’economista John Galbraith e il pacifista Arthur Waskow che ne discutevano nella sala da ballo dell’albergo Hilton di Midtwon Manhattan, assieme a un migliaio di leader e futuri leader invitati a una conferenza della Fpa, l’Associazione per la politica estera. E rigidamente divisi in due gruppi: da un lato gli ultra 35enni; e gli altri dall’altro. Con un obiettivo preciso: Verso l’anno 2018. Un libro introvabile, se non a carissimo prezzo, come ricorda Paul Collins sul New Yorker di qualche mese fa.

Visioni da fantascienza, molte lo sarebbero ancora oggi. E pura utopia, con esiti dove l’egemonia degli over-35 appare imbarazzante. Un professore di economia del Mit (Ithiel de Sola Pool) prevedeva un’era di controllo totale dell’economia da parte delle nazioni, che “sceglieranno i loro livelli di occupazione, di industrializzazione, di aumento del Pil […] con un forte allentamento delle inibizioni degli impulsi umani, tranne che quello verso la violenza”.

Un docente di Stanford che non ha lasciato tracce, Charles Scarlott, profetizzava − in modo del tutto errato − un futuro dell’energia basato sui reattori autofertilizzanti, con il progressivo abbandono del gas naturale, che avrebbe potuto tornare in auge soltanto tramite la fratturazione (fracking) tramite bombe atomiche intelligenti. Un grande meteorologo che ho conosciuto molto più tardi, Thomas Malone, sosteneva che entro la fine degli anni 80 l’uomo sarebbe stato capace di eliminare i fulmini dai propri cieli.

Per ogni profezia (divertente quanto errata) ci furono anche oracoli non affatto sballati. Lo stesso Malone – tra un allarme sull’uso bellico della meteorologia e il (finora) improbabile timore che qualcuno trasformasse gli uragani in armi da guerra – si chiedeva a voce alta se “una modifica climatica su larga scala” avrebbe potuto “essere inavvertitamente innescata da livelli crescenti di anidride carbonica”. Per questo motivo, egli profetizzava che il riscaldamento globale avrebbe richiesto la creazione di un organismo internazionale per il clima. Secondo Malone sarebbe stato necessario istituire un organismo “il più possibile apolitico” con “poteri di polizia”.

Nonostante le zoppicanti profezie politiche – per esempio, nessuno predisse la fine dell’Unione sovietica, neppure Waskow – le previsioni sul massiccio sviluppo di reti informatiche, fibre ottiche e comunicazioni satellitari si sono avverate, comprese quelle sugli “arnesi” portatili e sulla “telefonia universale” che vaticinò il direttore dei Laboratori Bell, John Pierce. E – 50 anni prima dell’allarme sull’invadenza di Facebook e Google  lo stesso Ithiel de Sola Pool (l’economista del libero amore e dell’economia saggiamente controllata) si meravigliava delle informazioni personali “archiviate al computer, fantasticamente manipolative” in entrambi i sensi della parola: “Entro il 2018 un ricercatore seduto alla sua console sarà in grado di compilare una tabella incrociata degli acquisti dei consumatori (dai registri dei negozi) da persone con basso quoziente intellettivo (dai registri scolastici) che hanno un familiare disoccupato (dai registri della previdenza sociale). […] Cioè, avrà la capacità tecnologica di farlo. Avrà il diritto legale?“.

Se de Sola Pool morì nel 1984, Galbraith nel 2006 e Malone nel 2013, Arthur “Ocean” Waskow vive e lotta assieme a noi. Chi scriverà Verso l’anno 2068?