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Cinema

Film in uscita, cosa vedere e cosa non nel finesettimana del 13 e 14 gennaio - 3/6

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh, CORPO E ANIMA di Ildikò Enyedi, MORTO STALIN, SE NE FA UN ALTRO di Armando Iannucci, LEO DA VINCI – MISSIONE MONNA LISA di Sergio Manfio, BENEDETTA FOLLIA di e con Carlo Verdone, THE MIDNIGHT MAN di Travis Zariwny

MORTO STALIN, SE NE FA UN ALTRO di Armando Iannucci. Con Steve Buscemi, Michael Palin, Andrea Riseborough UK/Fr/USA 2017 Durata: 106’ Voto: 3,5/5 (AMP)

È il 2 marzo 1953, Stalin è morente o è già morto: va savoir, in ambienti sovietici anche il trapasso diviene relativo alla convenienza e resta comunque una ineluttabile “faccenda di Stato” da gestire con molta accuratezza. Il dittatore colpito da ictus è circondato dai suoi fidi, o presunti tali, e dai figli: in ballo c’è un’eredità grande quanto la più potente ed estesa nazione europea. Originato sul graphic novel La morte di Stalin di Fabien Nury e Thierry Robins (Mondadori), il testo ha vissuto il suo passaggio sul grande schermo attraverso la voce e lo sguardo di un autore dal pedigree satirico, pungente ed implacabile. E non poteva che esser così, vista la portata stratificata e arguta del materiale. A raccogliere la sfida è stato l’italo-scozzese Iannucci, noto nello show biz britannico per l’ironia che infonde in ogni sua creazione di stampo squisitamente politico. Iannucci ha confezionato una commedia nerissima e tragicomica sui paradossi del potere – e della sua trasmissione – che rievoca i compianti territori dei Monty Python, la cui verve comica è rievocata anche fisicamente grazie alla presenza di Michael Palin, nei panni del fedelissimo Molotov. Attorno all’artista inglese si affianca un cast straordinario e perfetto “al caso” a partire da Steve Buscemi nel ruolo del perfido Khrushchev, Jeffrey Tambor, Jason Isaacs, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough e Rupert Friend. Nell’opera corale e platealmente teatrale, Stalin assurge a simulacro attorno al quale si specchiano le controfigure di un’umanità degradata, facilmente corruttibile, assetata di potere al di là del bene e del male. La ferocia del dittatore e delle note “spedizioni” dei dissidenti nei gulag diventano la pietra dello scandalo di un corpus di ipocriti personaggi pirandelliani probabilmente pronti a far anche di peggio. Lo spettatore rimane indubbiamente catturato e affascinato dalla comicità pungente e surreale infusa in questo film, certamente fra i più originali e riusciti del periodo.