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2018, il mondo ha perso la sua àncora. Ecco cosa ci aspetta nel nuovo anno - 2/3

Due soli appuntamenti elettorali nel 2018 – Se il 2017 nasceva segnato dal calendario elettorale europeo, poi complicato dalla vicenda della Catalogna, il 2018 ha due soli appuntamenti elettorali a priori rilevanti – va bene: facciamo tre, se proprio volete metterci l’Italia -: le presidenziali in Russia, quasi una formalità, perché la rielezione di Vladimir Putin a un quarto mandato appare scontata (non solo perché il nuovo ‘zar’ esclude sistematicamente dalla competizione i suoi rivali, talora usando metodi legali); e il voto di Midterm negli Stati Uniti, il 6 novembre, che viene già letto come un referendum su Trump, con i democratici all’opposizione che cercano di conquistare il controllo di almeno un ramo del Congresso.

In un Mondo che dovrebbe confermare, nel 2018, l’ascesa globale del presidente cinese Xi Jinping, i principali scenari di crisi geo-politica restano l’Estremo Oriente, il Medio Oriente e, per quanto ci riguarda, l’Unione europea. Mentre i problemi globali sono il cambiamento climatico, l’economia e il lavoro, la crescita delle disuguaglianze, il sentimento d’insicurezza – collegato, da una politica della paura, alle migrazioni. Nel flipper del Mondo, c’è poi la pallina impazzita di Donald Trump, le cui priorità variano al ritmo d’un tweet (e al mutare delle convenienze personali).

Estremo Oriente – Qui, la variabile è una sola: la Corea del Nord di Kim Jong-un, il Kim III dell’anacronistica dinastia comunista, potenza nucleare e missilistica il cui arsenale è progressivamente più vasto e più affidabile (e, quindi, più minaccioso e più pericoloso), anche se resta modestissimo a confronto di quelli di Usa e Russia. L’incognita è se Kim e Trump porteranno avanti le loro gag alla Fratelli De Rege o se l’influenza, modesta, di Pechino e Mosca su Pyongyang e di Tokyo e Seul su Washington indurrà al negoziato i due leader riottosi.