Calcio

Milan Tafazzi, Napoli babà, Juventus sempre là: ma la vera notizia del 2017 è che abbiamo un campionato divertente

IL PAGELLONE DEL FATTO FOOTBALL CLUB - Il miracolo di Spalletti e Di Francesco e Simone Inzaghi, la svolta tecnologica della Var, gli spettatori in costante aumento e la favola noir del Benevento. Nazionale a parte, il calcio italiano sa ancora emozionare

È finito il girone d’andata, è finito pure il 2017. Il bluff di Roma e Inter si è forse definitivamente sgonfiato, ma davanti resta il testa a testa tra Napoli e Juve, la corsa per l’Europa promette di essere accesa fino in fondo e nella lotta per la salvezza ci sono sette squadre coinvolte per due posti (uno è già assegnato al Benevento). Insomma, pare che abbiamo ancora un campionato: è questa la bella notizia di Capodanno, e pure la speranza per il 2018. Intanto, è tempo di auguri, bilanci e pagellone del 2017 di Serie A.

NAPOLI 9: come i punti totalizzati nell’anno solare 2017, 99, record storico e forse irripetibile per gli azzurri. Un primato che in qualsiasi altra circostanza sarebbe valso uno, forse pure due scudetti, tranne che contro questa Juventus. E proprio alla sconfitta sanguinosa nell’ultimo scontro diretto è legato l’unico rimpianto per la banda di Sarri: con una vittoria al San Paolo, il 2017 sarebbe stato davvero da 10. Magari lo diventerà a maggio. Intanto, titolo di campione d’inverno e Capodanno da soli in vetta alla classifica.

JUVENTUS 8,5: la forza di Allegri e di questa squadra è quella di rigenerarsi dopo le vittorie. Non era facile, con la sconfitta di Cardiff che assomigliava tanto alla conclusione di un ciclo. Infatti l’avvio di stagione non è stato esaltante, ma il tecnico bianconero ha saputo cambiare per ritrovarsi, anche a costo di mettere (momentaneamente da parte) la stella di Dybala. A fine 2017 la Juventus è sempre lì, davanti a tutti o quasi. Potete scommettere che lo sarà anche nel 2018.

VAR 8,5: è la grande novità di questo campionato. È partita col botto, cancellando un paio dei soliti “aiutini” alla Juventus, è scivolata su qualche svarione clamoroso, si è assestata col passare delle settimane migliorando velocità e criteri di utilizzo, ora è di nuovo oggetto di polemica di chi a torto o a ragione si sente danneggiato. Il saldo finale, però, tra tutti gli errori evitati e quelli commessi, è e sarà sempre di più positivo. Detrattori della tecnologia e della modernità, rassegnatevi: con la Var il calcio italiano è più giusto. Forse è proprio questo che non sta bene a tutti.

LUCIANO SPALLETTI 8: il voto è ancora più alto dopo la mini-crisi di fine dicembre. Le tre sconfitte consecutive contro Udinese, Sassuolo e Milan, più il pareggio stentato con la Lazio, dimostrano che miracolo sia stato capace di compiere nei primi mesi di stagione, in cui aveva trasformato un organico mediocre in una grande squadra. Poi l’incanto si è spezzato e le prime difficoltà hanno riportato tutto l’ambiente nerazzurro con i piedi per terra. Spalletti, però, il suo l’ha fatto, e anche di più: a fine 2017 la squadra è comunque terza, in piena corsa per la Champions. Ora tocca alla società.

SIMONE INZAGHI 8: artefice e simbolo di questa Lazio che da due anni, con insospettabile continuità, macina punti e bel calcio. Senza proclami e senza soldi, ha praticamente la stessa classifica dei cugini giallorossi. Per la gioia (e le tasche) di Lotito, la Lazio di Inzaghino è davvero una realtà di questo campionato.

I TIFOSI 7: per la prima volta da cinque anni a questa parte, gli spettatori della Serie A tornano a crescere, passando da poco più di 22mila ad oltre 24.500 di media a giornata. È una grande notizia, forse una delle più belle, di questo campionato. Certo, il merito dell’incremento è quasi tutto dei tifosi dell’Inter, che riempiendo San Siro come ai tempi d’oro (vicini ai 60mila spettatori) hanno fatto impennare le statistiche. Ma un po’ per tutte le squadre si notano segnali positivi. E a parte l’increscioso episodio delle figurine antisemite di Anna Frank, anche i comportamenti negli stadi sembrano migliorati. Anche da questo si capisce che forse la crisi della Serie A è davvero alle spalle.

ROMA 6,5: in estate ha ceduto i suoi due giocatori migliori, più l’allenatore. C’era chi si aspettava disastri da Di Francesco, invece la sua nuova Roma è andata oltre ogni più rosea aspettativa, specie in Champions League dove ha addirittura vinto un girone da incubo. Da un mese a questa parte, però, il calo di prestazione e risultati è stato evidente, e l’impressione è che arriverà staccata da Juve e Napoli. Per chi l’anno scorso aveva chiuso secondo, sarebbe comunque un passo indietro.

BERARDI (E I SUOI FRATELLI) 5: Domenico Berardi guida la truppa dispersa dei giovani italiani. Lui ormai è un caso (quasi umano): un gol in appena 14 partite e prestazioni sconcertanti. A 23 anni, invece di crescere, regredisce stagione dopo stagione. In generale, però, tutta la Serie A sembra faticare a produrre talenti italiani: si salva solo Immobile, vicecapocannoniere dietro Icardi, alle sue spalle c’è il redivivo Quagliarella (che però ha pur sempre 34 anni). Belotti è scomparso, c’è il solito Insigne, qualche lampo da Verdi ma nessuna novità azzurra di rilievo. L’unica, vera nota stonata di questo campionato.

FASSONE-MIRABELLI 3: troppo semplice prendersela con Bonucci, con Gattuso o con Montella, in generale con la squadra. Un Milan 11° in classifica a quota 25 punti, più vicino alla zona retrocessione che all’obiettivo Champions League, è semplicemente inaccettabile. A maggior ragione dopo i 200 milioni di euro spesi sul mercato. Tutta la società pare allo sbando, tra vicende di ogni tipo gestite male e continui, deliranti comunicati stampa. Il disastro ha due nomi e due cognomi: Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli.

BENEVENTO 1: come le vittorie in queste prime 19 partite in Serie A. L’Hellas Verona due anni fa aveva fatto anche peggio, arrivando a febbraio senza successi, ma quello era un caso, la classica stagione storta in cui non te ne va bene una. Questo Benevento, invece, è semplicemente inadeguato, la caricatura di una squadra di Serie A. Ma la colpa, più che loro, è di un torneo che permette che ci siano queste situazioni.

Twitter: @lVendemiale