Politica

Gentiloni: “Governo non ha tirato a campare. Capitolo diritti incompiuto. Commissione Banche? Legittima, ma non utile”

Il presidente del Consiglio si congeda prima di salire al Quirinale e analizza il suo mandato come capo dell'esecutivo. Rivendica risultati economici: "L'Italia è ripartita grazie agli italiani". E seppur dicendosi soddisfatto per Unioni civili, Biotestamento e reato di tortura, ammette di non essere riuscito a trovare i numeri per lo Ius soli. Poi le banche: "Siamo intervenuti per salvare il risparmio". E sulle audizioni delle scorse settimane: "Ho accolto con sollievo la fine". In serata Mattarella scioglierà le Camera

“Non abbiamo tirato a campare“. L’ultima conferenza stampa dell’anno per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è anche l’ultima della legislatura e del suo breve governo, poco prima di andare al Colle. Arrivato dopo la vittoria del No al referendum costituzionale e voluto da Matteo Renzi per durare il meno possibile, chiude il suo mandato rivendicando risultati, ma soprattutto “una conclusione ordinata della legislatura”. Esordisce parlando dell’economia (“L’Italia è ripartita grazie agli italiani”) e parla di 1 milione di posti di lavoro recuperati, anche se solo prima di Natale l’Istat ha fotografato un picco storico di contratti a tempo (e di cui il 33 per cento sono di un giorno). Difende le contestate politiche migratorie del ministro Marco Minniti e chiude con l’amaro in bocca sui diritti: “Un capitolo incompiuto, ma storico”. Il riferimento è alle semi-vittorie di Unioni civili, Biotestamento e reato di tortura, ma soprattutto al fallimento dello Ius soli: “Non siamo riusciti a trovare una maggioranza. Farlo bocciare, avrebbe voluto dire archiviarlo per molti anni”. Sulle polemiche per il comportamento dei senatori che non erano in Aula nel giorno della discussione del ddl, commenta: “Critiche comprensibili, ma non ci sarebbero stati comunque i numeri. Vi assicuro che da parte del governo non ci sono mai state incertezze, purtroppo c’era la certezza sulla mancanza dei numeri”.

Quasi non accetta di parlare del suo futuro: “Io riserva della Repubblica? Sognerei altre panchine“, si limita a commentare con i cronisti. Ma soprattutto: “Ora si deve rispettare il ruolo e la regia del capo dello Stato per i passaggi che ci attendono. La Costituzione parla chiaro, le decisioni spettano a Mattarella”. Però, dice, “l’Italia non si mette in pausa, il governo non tira i remi in barca, c’è e governerà”. Di fatto sarà impegnato nella campagna elettorale con il Pd, ma avverte che “non sia da dilettanti”. Secondo quanto si apprende in ambienti politici, dopo aver visto Gentiloni, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riceverà nel pomeriggio, separatamente, i presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Piero Grasso. Quindi ci sarà il passo dello scioglimento del Parlamento il cui decreto sarà contro-firmato dal presidente del consiglio, con un nuovo rapido passaggio al Colle prima del consiglio dei ministri previsto per questa sera che darà il via libera ai decreti elettorali e indicherà la data delle elezioni, presumibilmente il 4 marzo.

Prima di salire al Quirinale- dove è rimasto per circa un’ora – Gentiloni ha risposto alle domande dei cronisti, tornando anche sulla commissione Banche e sulle polemiche per la questione Banca Etruria che ha travolto Maria Elena Boschi poco prima di Natale: “Sì ho insistito io perché rimanesse al suo posto di sottosegretario a Palazzo Chigi dopo le polemiche”. E aggiunge di aver accolto con “sollievo” la fine dei lavori: “Se il Parlamento decide di fare una commissione d’indagine il governo non può che rispettare la decisione, è legittimo. Dopodiché ho accolto con un certo sollievo che le audizioni a un certo punto siano finite grazie al calendario, perché non credo siano state utilissime“. Ma non solo, ricorda e conferma quello che ai tempi uscì a mezze parole e nei retroscena, ovvero il fatto di non aver condiviso la mozione di sfiducia per il governatore della Banca d’Italia Visco proposta dai dem su indicazione di Renzi: “Il Pd ha preso un’iniziativa parlamentare, io non ne ho condiviso le conclusioni, come sapete ho preso una decisione difforme. Può darsi che quell’assenza avesse un significato politico da parte di alcuni, la politica è fatta anche di compromessi, di comprensione delle ragioni degli altri, ma l’importante è che nelle decisioni fondamentali si abbia, se possibile, a cuore l’interesse del Paese”.

Per quanto riguarda la vita dentro il Partito democratico, Gentiloni non chiude la porta agli scissionisti, ma avverte: “E’ importante il riconoscimento della forza di una sinistra di governo. Da qui bisogna partire, altrimenti è difficile qualsiasi discorso sulle alleanze”. E Renzi, nonostante tutto, rimane per lui intoccabile: “La legge elettorale prevede l’indicazione del capo della forza politica, quindi ci sono poche discussioni e pochi dubbi. Nel frattempo c’è un premier che sono io”. Nessun commento invece per chi gli chiede se sarà lui il premier di un governo di larghe intese. “Qualunque cosa dico sarebbe usata contro di me”, scherza. “Ma le incognite di instabilità politica vanno affrontate con senso del dovere e senso della misura. Altre grandi economie europee, come Germania, Inghilterra e Spagna hanno problemi simili. Penso che potremo gestire questa situazione”.

A chi ha chiesto conto della missione in Niger dice che “deve segnare la posizione dell’Italia rispetto agli altri alleati”. Ma tace su tempi e numeri: “Noi andiamo in Niger come aveva preannunciato la ministra Pinotti in ottobre in seguito a una richiesta del governo nigerino pervenuta a dicembre”, dice. “Lavoriamo per consolidare gli assetti di controllo delle frontiere. Ho sentito fare strane illazioni sul motivo di questa scelta: sono spettacolari ma la realtà è che noi abbiamo un interesse italiano evidente di organizzare la capacità nigerina di controllo del territorio”. Tra i vari temi toccati, anche il ritorno del corpo di Vittorio Emanuele II tra le polemiche: “E’ stata fatta un’operazione umanitaria. Le richieste come la sepoltura al Pantheon e le riabilitazioni non stanno né in cielo né in terra e non avranno ascolto nella autorità italiane”. Quindi ha ribadito a Emiliano la richiesta di ritirare il ricorso al Tar sulla questione Ilva: “Tutto possiamo fare meno che mandare in fumo 14mila posti lavoro e decine miliardi per la bonifica ambientale. Ma sono sicuro che troveremo una soluzione”. Infine Alitalia: “Mi auguro che le offerte possano essere migliorate e che ci sia da parte dei dipendenti e dei lavoratori un grande senso di responsabilità”.

IL DISCORSO – Il primo risultato rivendicato da Gentiloni è la “gestione ordinata”: “Quest’anno, oltre che di fine anno”, è l’esordio, “la conferenza ha anche un significato particolare. Posso dire innanzitutto che ritengo importante aver raggiunto un obiettivo importante di questo governo, quello di arrivare ad una conclusione ordinata della legislatura. Un’interruzione traumatica della legislatura sarebbe stata devastante”.

Quindi il premier uscente attacca parlando dell’economia: “L’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi dal dopoguerra. Aggiungendo che il merito principale è delle famiglie italiane, delle imprese italiane, del lavoro, di chi studia, di chi si prende cura delle persone. La politica deve avere un certo ritegno nell’immaginare che questo sia merito di questa o di quella iniziativa. L’Italia si è rimessa in moto e lo ha fatto innanzitutto per merito degli italiani“. La crescita italiana nell’anno passato, sostiene Gentiloni, “ha preso un buon ritmo” e oggi viaggia “al doppio delle previsioni di un anno fa”. E “il famoso fanalino di coda dell’Europa non siamo più noi“. Per la verità, appena un mese e mezzo fa la Commissione Ue ricordava che la Penisola resterà ultima tra i Paesi membri anche nel triennio 2017-2019. Gentiloni, però, evidentemente cita altri numeri: “Siamo fra i quattro o cinque giganti mondiali dell’export. A volte, come si dice a Roma, ‘nun ce se crede’, però è così; dovremmo tutti esserne più consapevoli”. Sul lavoro dice: “Abbiamo recuperato un milione di posti di lavoro perduti, la maggior parte a tempo indeterminato ma c’è poco da rallegrarsi, basta pensare ai giovani, al sud, alle donne e al precariato. Tutto questo ci dice quanto bisogna insistere, e ci sia poco da scherzare, per i prossimi anni nel nostro paese”.

Gentiloni detta poi quelle che secondo lui sono le priorità da considerare dal prossimo governo: “Non dilapidare gli sforzi fatti fino ad ora deve essere il primo impegno della prossima legislatura. E non possono mancare l’ambizione e le riforme. Sarebbe da irresponsabili non impegnarsi. Siamo all’inizio di questo percorso. C’è molta strada da fare. Guai a immaginare un futuro di piccolo cabotaggio. Il mio governo era nato un anno fa dopo la sconfitta del referendum, le dimissioni di Renzi e con le difficoltà del Pd, ma non abbiamo tirato a campare“. In Italia, dice Gentiloni, “c’è una sinistra di governo a disposizione del Paese. E si è visto in questa travagliata legislatura, nel governo Letta, nel governo Renzi ed in quello da me presieduto”.

A livello internazionale, il premier cita la sconfitta militare dell’Isis: “Il 2017 è stato l’anno della sconfitta militare di Daesh, una sconfitta alla quale anche il nostro paese ha dato un contributo rilevante con le sue capacità di addestramento e supporto”.

Nel discorso sceglie poi di trattare anche della difficile e contestata questione banche: “Le banche italiane sono un problema? Cerchiamo di non crearcelo da soli il problema, dico io e lo dico anche ai miei colleghi europei”. Nel fronteggiare la crisi delle banche, continua, “siamo intervenuti per salvare il risparmio, l’economia di interi territori e per evitare conseguenze di sistema. Altro che regalare soldi ai mariuoli! E lo abbiamo fatto con una frazione di risorse rispetto a quelle impiegate da altri Paesi europei. Penso a quanto hanno speso la Germania, la Spagna o l’Olanda. Il sistema italiano ha risolto le proprie crisi rilevanti, sta riducendo i propri crediti deteriorati, passati 86 miliardi a 66 miliardi. Venti miliardi in meno”.

Gentiloni parla poi delle politiche migratorie portate avanti dal ministro Minniti e dal suo governo dopo gli accordi con le forze libiche per interrompere gli sbarchi: “Siamo orgogliosi di aver dimostrato che si possono infliggere colpi durissimi ai trafficanti”, dice. “E vi assicuro che questa capacità è apprezzata in Europa, seppur con un atteggiamento da spettatori. Sarà un processo epocale quello che segnerà il passaggio dalle immigrazioni incontrollate e gestite da criminali e quelle legali e sicure. Chi parla di altre cose, non conosce l’Africa, non conosce i tempi. Ma la transizione è possibile. E l’Italia lo dimostra con più di un terzo di arrivi in meno questo anno, una riduzione drastica di morti in mare: da 4405 nel 2016 a 2mila e 232 nel 2017. Abbiamo dimostrato che c’è una strada seria e che vogliamo gestirla in modo umano e sicuro per i nostri cittadini, continueremo su questa strada”.

Quasi in coda, il presidente del Consiglio tocca il tasto più delicato degli ultimi giorni: i diritti. Solo ieri alcuni senatori dem hanno chiesto un “allungamento della legislatura” per discutere lo Ius soli. Ma il tempo non sarà concesso: “E’ un capitolo incompiuto, ma storico”, dice Gentiloni. “L’anno scorso le Unioni civili, quest’anno il reato di tortura, la legge sui minori non accompagnati, la legge sulla violenza nelle donne, il biotestamento. Da 16 anni ne sentivo parlare e sono contento di aver fatto parte dei governi che li hanno approvati”.

Il riconoscimento a Renzi è solo di passaggio. “Abbiamo fatto un grandissimo lavoro di attuazione, di riforme e decisioni fatte dai governi precedenti. In particolare dal governo Renzi che dal mercato del lavoro alla riforma della pubblica amministrazione, ha messo in campo un dinamismo e lasciato in eredità pacchetti di misure molto rilevanti”.

Per quanto riguarda il suo futuro, Gentiloni rimane vago ma conferma che si impegnerà a fianco del Pd nella prossima campagna elettorale: “Le forme e il modo”, spiega “le discuteremo insieme. Il contributo ci sarà; non bisognerà mai metterlo in stridente contraddizione con un ruolo che comunque bisogna continuare a svolgere a garanzia della funzione di governo. Ma i governi non sono super partes, fanno riferimento a una maggioranza, ed è normalissimo che chi li guida abbia un ruolo, anche se non è un segretario di un partito”. E proprio sulla campagna elettorale aggiunge: “Non voglio fare polemica con questo o quel partito, penso che ci sia un interesse generale ad avere una campagna elettorale che limiti per quanto possibile sia la diffusione di paure, la promozione di illusioni, il dilettantismo. Sono rischi che abbiamo di fronte. Più la campagna elettorale sarà lontana dalla facile vendita di paure e da dilettanti allo sbaraglio, meglio sarà per il Paese”.