Capitoli

  1. Film in uscita al cinema, cosa vedere (e non) nel fine settimana del 2 e 3 dicembre
  2. Pagina 1
  3. Pagina 2
  4. Pagina 3
  5. Pagina 4
  6. Pagina 5
  7. Pagina 6
Cinema

Film in uscita al cinema, cosa vedere (e non) nel fine settimana del 2 e 3 dicembre - 3/7

SAMI BLOOD di Amanda Kernell, HAPPY END di Michael Haneke, RICCARDO VA ALL’INFERNO di Roberta Torre, AMORI CHE NON SANNO STARE AL MONDO di Cristina Comencini, ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS di e con Kenneth Branagh, SEVEN SISTERS di Tommy Wirkola, SMETTO QUANDO VOGLIO, di Sydney Sibilia. Schede, recensioni e trailer

RICCARDO VA ALL’INFERNO di Roberta Torre. Con Massimo Ranieri, Sonia Bergamasco, Ivan Franek. Italia 2017. Durata: 90’ Voto 3/5 (DT)

È “finito l’inverno del nostro scontento”. Uno stagionato Riccardo riemerge dalle secrete celle di un manicomio mostruoso, tutto zoppo e claudicante, capo calvo e nervoso, tic e sguardo da assassino. Nel cupo anfratto sotterraneo del decadente palazzo reale della nobile famiglia Mancini, alle porte del regno Tiburtino Terzo, si è intanto dato da fare un gruppo sinistro di freaks che in attesa del ritorno di Riccardo ha per lui spiato conversazioni e intenzioni di fratelli, sorelle, nipoti, e della Regina Madre ai piani superiori. Saranno i freak dark, assieme allo zingaro Romolo a decimare la famiglia Mancini secondo i malvagi voleri di Riccardo. Solo che nell’escalation di morti ammazzati invece di una vorace e totalizzante presenza del deforme reuccio riverbera una specie di girl power diffuso, coronato dall’emblematica presenza (e azione) della Regina Madre. Deviazione narrativa e di senso radicale rispetto al testo di Shakespeare, la versione Torre propone una messa in scena figurativamente tra il camp e il kitsch, venature grottesche del Rocky Horror Picture Show e gommose deformazioni facciali di Brazil. Ambientato tutto in interni strabordanti arredamenti d’antan mescolati a tappezzerie dorate, costumi e oggettistica anni sessanta/settanta, latex trasparenti, jabot e tessuti lurex, Riccardo all’inferno colpisce per un’inedita ostentazione di residuati plasticosi che si sciolgono, sudore grondante, saliva colante, frattaglie, soffritti, dita mozzate, strisce di coca, parrucche e maschere ridondanti, per una immersione quasi fantastica in un mondo reale in cui regnano violenza e orrore diffuso, come rigonfi, doppi e pallidi esseri che si trasfigurano di fronte alla bramosia di potere. Il musical c’è (un Mauro Pagani che svisa tra PFM e Area) ma non è proprio travolgente. Cast ispiratissimo: la Bergamasco abbatte ogni confine anagrafico e simbolico nel mostrarsi mutante e sadica matriarca, ma anche i freak e la genia dei Mancini non scherzano per niente.