Trash-Chic

Da Giovanni Gastel a Gianna Nannini, il gioco “smart” dei follower crea ansia da esclusione

Voleva fare il poeta. Invece diventa fotografo, il poeta dello scatto. Tra i più grandi al mondo. Per Giovanni Gastel, la creatività scorre nel dna e lui, nipote d’arte di Luchino Visconti, entra a 16 anni a far parte di una compagnia di teatro sperimentale. La lezione dello zio: il viaggio più bello è quello che fai nella tua stanza. E l’anno dopo Giovanni pubblica la sua prima raccolta di versi dal titolo un po’ ermetico la “Casbah”. Da allora non ha mai smesso di scrivere, taccuino in tasca e penna, si tiene in allenamento quando può, tra uno shooting e un altro, aspettando d’imbarcarsi per un volo, mentre allestisce una mostra fra New York e Mosca. Per lui poesia e fotografia sono sorelle che si vogliono bene e l’ispirazione la trova ovunque. «Così ho traversato il mio tempo come leggessi un improbabile romanzo. Non è un fatto accidentale. Ma ho inventato ricordi e sono sopravvissuto». Ha fotografato le donne più belle del mondo e l’ultima mostra “My Ladies”, allo Spazio Borgogno di Ripa Ticinese ne racconta la storia. Ma il pretesto, con quella sua aria shabby/chic, è di leggere ad amici e follower social (nel senso che non se ne perdono una) i suoi still life in versi. Vi invito a vedere le foto del maestro ma sopratutto ad ascoltarlo di sottofondo.

 

Lo confesso, ci sono andata perché pensavo che ci cantasse un paio di canzoni visto che lei, la papessa del rock, lanciava il suo ultimo album “Amore gigante” all’Apollo Club di Milano. Delusione, quando ha preso il microfono era solo per presentare il suo nuovo look minigonnato e svolazzante e ringraziare lo sponsor per le bollicine omaggiate. Poi spinte e gomitate per entrare nel privè e sorseggiare una flute di champagne. Con la Nannini in carne ed ossa? Macché, per vederla attraverso un vetro nell’altro superprivè (per gli happy few) praticamente un acquario nell’acquario. Quando finalmente sono ammessa anche io al cospetto di sua rockestà non resisto alla tentazione di selfizzarmi con lei.

Tentenna, ma alla fine ci sta. Così, pensavo, mi instagrammo e la taggo, tutti i suoi fans metteranno un cuoricino e alcuni di loro diventeranno, addirittura, miei “ seguaci”.  Il giochino smart me lo ha spiegato Luca Morieri, psicologo e social media manager di gente dello spettacolo, dunque la materia l’affronta con approccio analitico. Instagram è il più snob dei social, perché ci illude di farci sentire alla pari di chi consideriamo “più in alto” socialmente (e pardon il giro di parole). Solitamente i profili delle celebrity sono accessi a tutti ma noi follower ai loro occhi siamo soltanto un numerino da aggiungere al loro ego dilatato. E quando, per grazia ricevuta, la celebrity ti risponde, non è lei, ma il suo social manager. Quando invece la celebrity ha un profilo privato devi solo metterti l’anima in pace e aspettare che accetti la tua richiesta. E così a te, comune follower, aumenta l’ansia di esclusione. E come se vi rispondesse: Cazzi miei. Che tra l’atro è il titolo della biografia, senza peli sulla lingua, della Nannini.

 

@januariapiromal