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Sole 24 Ore, al via la ricapitalizzazione. Ma Confindustria sa già che potrebbe non bastare

I documenti dell’operazione parlano chiaro: “E’ particolarmente elevato il rischio che la manovra varata dal consiglio di amministrazione dell’emittente in data 5 giugno 2017 (...) possa rivelarsi insufficiente a preservare la prospettiva della continuità aziendale dell’emittente e del gruppo”

Al via la ricapitalizzazione del Sole 24 Ore. Con tanto di ammissione, da parte dell’editrice di Confindustria, del fatto che non è affatto detto che l’operazione basterà a risollevare le sorti dell’editrice. E’ scritto nero su bianco nei documenti che illustrano l’aumento di capitale al mercato: “Alla data della nota informativa perdurano elevate incertezze in ordine alla prospettiva della continuità aziendale dell’emittente e del gruppo”, si legge nel prospetto informativo approvato dalla Consob per consentire la raccolta di denaro in Borsa. Nulla esclude che a stretto giro sia quindi necessario rimettere mano al portafoglio come sostengono da tempo alcuni industriali e anche i giornalisti del gruppo.

Con questi presupposti, l’operazione ideata da Franco Moscetti e sostenuta dal presidente Vincenzo Boccia è destinata a far discutere all’interno di Confindustria che ha già pagato un prezzo elevato per le perdite del Gruppo Sole 24 Ore controllato con il 67,5 per cento. Non a caso, come riferisce Il Giornale del 18 ottobre scorso, Assolombarda ha ridotto al lumicino il suo contributo alla ricapitalizzazione: l’associazione guidata da Carlo Bonomi investirà nell’aumento dell’editrice 100 milioni, contro i 600 – pari all’1% circa del capitale- inizialmente proposti nel consiglio generale.

Del resto, i documenti dell’operazione parlano chiaro. “E’ particolarmente elevato il rischio che la manovra varata dal consiglio di amministrazione dell’emittente in data 5 giugno 2017 (…) possa rivelarsi insufficiente a preservare la prospettiva della continuità aziendale dell’emittente e del gruppo”, spiega la nota di sintesi al prospetto. “In tale caso, ove successivamente all’investimento in azioni speciali de Il Sole 24 Ore, venissero meno le condizioni di continuità aziendale della Società e del Gruppo, tale circostanza potrebbe condurre all’azzeramento del valore di tale investimento”, prosegue. Secondo quanto riferisce il documento, per il risanamento dell’azienda è infatti necessario non solo che vada in porto l’aumento di capitale, ma anche la cessione dell’area Formazione ed eventi. Inoltre dovranno essere rimborsati alle banche 61,6 milioni di euro.

Affinché si realizzi quest’ultimo obiettivo, però, l’azienda dovrà centrare gli obiettivi indicati nel piano industriale 2017-2020. Ed è proprio questo il punto dolente. Finora i target sono stati raggiunti “a fronte di azioni di riduzione dei costi (con particolare riguardo ai costi per il ridimensionamento del personale) e di ulteriori iniziative a supporto dei ricavi”, come riferisce il documento. Ma “il complesso delle assunzioni posto alla base del nuovo piano risulta sfidante rispetto ai risultati conseguiti dal gruppo”, precisa la nota. Per non tralasciare il fatto che il nuovo piano non include l’impatto dell’inchiesta della Procura di Milano sulle copie digitali multiple. Così nella sua analisi, datata 20 settembre e allegata al prospetto, la società di revisione Deloitte avverte che se i target “sfidanti e in controtendenza” rispetto al mercato non saranno centrati, sarà necessaria una ulteriore ricapitalizzazione, in assenza della quale si prospetta il “ricorso agli strumenti previsti dalla legislazione concordataria e fallimentare”.

E’ su queste basi che Consob ha dato il via libera all’aumento per un gruppo con un patrimonio netto consolidato negativo per 62,5 milioni, una perdita da 50 milioni su nove mesi e un indebitamento finanziario da 62 milioni (dati al 31 agosto). L’operazione, nella quale Confindustria impegnerà 30 milioni, collocherà sul mercato poco più di 52 milioni di titoli al prezzo di 0,961 euro per azione di cui 0,951 euro a titolo di sovraprezzo. E se tutto andrà per il verso giusto, la ricapitalizzazione, in programma dal 30 al 10 novembre, si chiuderà con un incasso da 49,9 milioni. Tuttavia, fin d’ora è evidente che difficilmente l’operazione risolverà i problemi dell’editrice sul cui collocamento del 2007 (210 milioni l’incasso all’epoca) puntarono 27mila piccoli risparmiatori.

In compenso allevierà i problemi delle banche creditrici dell’editrice. I proventi dell’offerta assieme ad una parte dell’incasso per la cessione della formazione serviranno infatti a restituire gli utilizzi di cassa concessi da Banca Centropadana Credito Cooperativo (5 milioni) e Banco Bpm (3 milioni). E soprattutto saranno utilizzati per il rimborso integrale del finanziamento da 50 milioni rilasciato da un gruppo di banche. Prime fra tutti Intesa e Bpm, che, attraverso le controllate Banca Imi e Akros, coordinano la ricapitalizzazione, garantiscono l’aumento e incassano le commissioni.