Cronaca

Atac, amministratore unico Fantasia ritira le deleghe al dg Bruno Rota. Lui: “Mi ero già dimesso il 21 luglio”

L'ex dirigente dell'Atm era entrato in contrasto con l'amministrazione M5S dopo le interviste rilasciate al Fatto Quotidiano e al Corriere della Sera in cui aveva denunciato le disastrose condizioni finanziarie in cui versa l'azienda

L’amministratore unico di Atac, Manuel Fantasia, ha ritirato le deleghe del direttore generale Bruno Rota. Che precisa di aver rassegnato le dimissioni una settimana fa: “Con la presente rassegno le mie dimissioni da dipendente di Atac e cesso da ogni incarico – si legge nella lettera datata 21 luglio 2017, (Protocollo n. 0117314) – sono disponibile a concludere la mia prestazione il giorno 4 agosto, come previsto dalla lettere di assunzione che mi impone una lettera di preavviso. Resta inteso il mio fermo interesse a concludere, anche in una data precedente, se ovviamente ciò non comporta oneri da parte mia”, scrive il dirigente.

Che rilancia: “Ho mantenuto la notizia riservata, come mi era stato richiesto. Vedo però che questa correttezza viene ripagata con comportamenti non di pari correttezza e quindi sono costretto a precisare questa circostanza. Come si possa silurare un manager che ha dato le dimissioni da sette giorni resta un mistero dell’amministrazione capitolina. O forse l’ennesimo tentativo di ingannare l’opinione pubblica senza rispettare dignità e lavoro”.

Giovedì, in due interviste rilasciate al Fatto Quotidiano e al Corriere della Sera il dirigente della municipalizzata capitolina dei trasporti aveva denunciato le disastrose condizioni finanziarie in cui versa l’azienda e chiesto al Campidoglio di intervenire. “I soldi sono finiti – spiegava Rota, ex dg della municipalizzata milanese Atm, in Atac da aprile – per l’azienda il tempo è scaduto: ha debiti per un miliardo e 350 milioni e non riesce più a far fronte ai propri impegni finanziari”. La soluzione, secondo il manager: “Bisogna ristrutturare il debito, e bisogna intervenire subito. Ho presentato un piano, ora è il tempo delle risposte”.

Una presa di posizione cui aveva scelto di rispondere Enrico Stefàno, presidente della commissione Trasporti: “L’elenco dei problemi non è sufficiente – scriveva su Facebook – magari in questi primi tre mesi Rota poteva cominciare a dare dei segnali, rimuovendo i dirigenti responsabili di questo disastro o quelli inutili, come lo abbiamo invitato a fare più volte. O avviando le procedure per rendere più efficiente il sistema di bigliettazione e aumentare la liquidità… Gli abbiamo dato carta bianca, un’occasione unica che ci chiediamo se voglia cogliere o no”.

Durissima arrivava poco dopo la reazione di Rota: “So del vivo interesse di Stefàno per una società che si occupa di bigliettazione e che mi ha invitato a incontrare più volte. Più che di dirigenti da cacciare lui, e non solo lui, mi ha parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti”. E la chiosa è un consiglio al curaro: “Suggerisco a Stefàno nel suo interesse di lasciarmi in pace e di rispettare chi ha lavorato onestamente”.