Politica

Legge elettorale, i politici italiani sono come gli alchimisti: in cerca di prodigi

Vedendo l’accelerazione imposta dai maggiori partiti italiani alla scrittura di una nuova legge elettorale compatibile con la nostra Costituzione, è inevitabile formulare un pensiero parallelo con i goffi tentativi degli alchimisti (tra XI° e il XII° secolo) di ricercare spasmodicamente una formula scientifica capace di creare la prodigiosa “pietra filosofale“, grazie alla quale sarebbe stato possibile non solo tramutare metalli vili in oro puro, ma persino di donare l’elisir di lunga vita o l’immortalità.

È noto che nessuno è mai riuscito a crearla quella magica pietra, ed è auspicabile che anche i nostri improbabili scienziati della moderna partitocrazia italiana si arrendano presto all’impossibilità di rendere compatibili le loro deprecabili brame di potere con la nostra bella Costituzione e con le basilari regole dei valori di democrazia, perché è giunta finalmente l’ora di mettere la parola fine agli orribili sgorbi legislativi utili solo a dare grande potere a chi confonde l’arte di governare con la semplicistica ansia di comandare. Il momento però è molto delicato perché non è in gioco solo il futuro di qualche capo-popolo, ma quello dell’intera nazione. L’esempio più eclatante si è avuto proprio il 2 giugno quando, col voto online dei Cinque stelle, è stato dato il via libera al progetto di legge elettorale elaborato in origine dalle forze politiche che fanno capo a Renzi e Berlusconi.

L’ approvazione a larga maggioranza dei “grillini”, nella loro consultazione riservata sulla piattaforma Russeau, ha sorpreso un po’ tutti ma ha procurato da un lato l’accelerazione definitiva alla proposta di legge, ma dall’altro lato un forte “mal di pancia” a molti tra quegli stessi grillini che lo avevano appena votato approvandolo.  Probabilmente la gran parte di loro aveva votato la proposta senza leggerla, semplicemente fidandosi del fatto che veniva loro proposta dai leader del Movimento. A fare definitiva chiarezza ci ha pensato il giorno dopo Marco Travaglio, che ha scritto sul Fatto un editoriale intitolato Merdinellum nel quale spiegava per filo e per segno tutti i punti di somiglianza con le famigerate leggi Porcellum e Italicum, e Padellaro, che sullo stesso quotidiano indicava chiaramente quale sarebbe stata la sua scelta di voto se la nuova legge elettorale fosse rimasta quella in bozza.

Anche a me sono cascate le braccia quando ho visto in dettaglio che la nuova bozza di legge conteneva ancora i maggiori difetti delle leggi bocciate dalla Corte Suprema e ho pensato subito che, se davvero i Cinque stelle avessero approvato quella roba lì, e la cittadinanza ne fosse venuta a conoscenza, lo stesso partito di Grillo avrebbe conosciuto un tracollo memorabile. Per fortuna, nei giorni seguenti, sia in televisione che sui giornali, i maggiorenti del Cinque stelle hanno provveduto a chiarire che la loro approvazione nel voto riservato, interno al Movimento, era solo la base di partenza per la trattativa nelle aule parlamentari. Ovvero, nella sostanza, era il lasciapassare degli iscritti a trattare con gli altri partiti la scrittura della nuova legge elettorale. Una vera svolta rispetto al precedente atteggiamento di chiusura totale verso gli altri partiti che fino ad allora il Cinque stelle aveva tenuto.

Infatti, a quelle bozze sono state poi apportate le modifiche necessarie a far sì che la scelta dei candidati fosse garantita almeno in parte agli elettori, pur lasciando ai partiti la possibilità di indicare alcuni capilista bloccati. E sono state (ci dicono) eliminate le candidature multiple in più collegi, vera e propria truffa elettorale a favore dei soliti super-raccomandati. Vedremo nei prossimi giorni se veramente l’apporto dei Cinque stelle basterà a smantellare finalmente quell’andazzo partitocratico causa dei maggiori guai della nostra povera nazione. Certamente, un bel po’ di freno alle sciagurate ambizioni dei più disinvolti sono fin qui riusciti a metterlo. E sotto questo profilo si giustificano anche le apparenti scelte autoritarie di Grillo. In questo sfacelo istituzionale non è possibile consentire che qualche mela marcia si infili non controllata nel paniere delle mele buone. In questa fase è più importante il risanamento contro la dilagante corruzione e contro i loschi intrecci di interessi tra politici e affaristi, che la purezza del comportamento sul piano estetico.

Parlano tanto di ripresa economica. A parte il fatto che è ancora tutta da verificare, non ci sarà mai nessuna ripresa vera finché  non si riuscirà davvero ad eleggere in Parlamento soggetti irreprensibili sul piano morale, onesti su quello politico e capaci su quello amministrativo. Ma non potrà mai esserci una classe dirigente di questo livello se si consente a qualche arrembante primattore di fare ciò che vuole per costruire istituzioni utili alle proprie ambizioni, invece che a risolvere i bisogni del paese e della gente.