Capitoli

  1. Ong, ‘in Africa l’obiettivo è creare business sostenibili per far tornare chi è emigrato. Ma lo sviluppo non ferma le partenze’
  2. Dall'assistenzialismo al business sociale che evita la trappola della dipendenza
  3. L'informazione su rischi del viaggio e realtà della vita in Europa
  4. "Serve un piano di migrazione legale e selettiva: così si incentiva a tornare in patria"
  5. La provocazione: "Le ong? Più utili se stanno nelle stanze dei bottoni invece che sul campo"
Onlus & Dintorni

"Serve un piano di migrazione legale e selettiva: così si incentiva a tornare in patria" - 4/5

Cooperanti ed esperti sono d'accordo: aumentare reddito e livello di istruzione non previene gli sbarchi, anzi. Ma è utile per creare opportunità di lavoro che incentivino a rientrare. Fondamentale poi l'informazione sui rischi del viaggio e sulla realtà della vita in Europa. L'ideale però sarebbe un piano di migrazione "legale e selettiva"

C’è poi un ulteriore fattore da considerare, spiega Villa: “Alcuni dei paesi di origine e soprattutto di transito sono diventati dipendenti da questa economia irregolare, in particolare il Niger e in parte il Mali: è difficile smettere di essere trafficanti, per loro è un lavoro. I migranti transitando si fermano nelle case e ormai il 20/30% dell’economia locale dipende da loro. Se tocchi un pezzo del traffico, alcuni paesi di potrebbero destabilizzare. Se dai soldi alla polizia per contrastare il flusso, li prendono e continuano a prendere anche le mazzette dai trafficanti. Ma siamo noi i veri responsabili: se ci fossero modi legali per arrivare in Europa i trafficanti non esisterebbero. Se ci fosse un piano di migrazione legale e selettiva, come in Canada, potremmo scegliere chi far venire a seconda dei nostri bisogni e integrarlo nella nostra società. Così invece non solo arrivano come irregolari ma in aggiunta non hanno incentivi a rientrare, perché chi se ne va non può più tornare. In Canada, invece, la migrazione è circolare”.