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Barcellona-Juve, nella terza stagione di Allegri non si vedono più crepe

A cura di Simone Vacatello, responsabile editoriale di Crampi Sportivi, con la collaborazione di Mattia Pianezzi, Luigi Di Maso, Marco A. Munno, Massimiiiano Chirico, Matteo Serra, Paolo Stradaioli, Simone Pierotti e Alessandro Fabi.

Diciamo le cose come stanno, alla remuntada del Barça credeva giusto chi ci sperava, qualsiasi altro osservatore più o meno neutrale sapeva sin dall’inizio, e senza aver necessariamente consultato i dvd di SuperQuark, che in natura non esiste fauna sportiva più infausta della Juventus quando devi recuperare uno svantaggio di tre reti. Ragion per cui, in quanto redazione di Crampi Sportivi, avevamo deciso di seguire la partita tutti insieme appassionatamente, ma ognuno a casa sua e da dispositivo, sparpagliati qua e là per il globo terracqueo allo scopo di arricchire la narrazione di diversivi geopolitici, qualora l’incontro non si fosse sbloccato. E infatti.

La partita è finita 0 a 0 non a caso, la Juventus ha difeso in maniera assai più ordinata di quanto ordinatamente il Barcellona abbia attaccato. I padroni di casa hanno creato tante occasioni, ma sono arrivati troppo poco spesso sotto porta, o ci sono arrivati in affanno: diverse volte più di un giocatore blaugrana si è trovato sulla stessa linea di passaggio di un compagno, e al resto ha pensato Miralem Pjanic, protagonista di un numero folle (e decisivo) di intercettazioni: talmente tante che i magistrati stanno pensando di coinvolgere il regista bosniaco nelle indagini sul caso Consip. Dall’altro canto i ragazzi di Luis Enrique insistono a concepire la manovra attraverso reticoli e triangoli di fronte a una contendente che, partita dopo partita, sembra acquisire sempre maggiore consapevolezza nella decostruzione del gioco avversario.

Nella terza Juventus di Allegri, infatti, non si vedono più crepe: i bianconeri rispondono alla pressione catalana vanificando ogni speranza geometrica, come in un ibrido tra Tris e Battaglia Navale. A questo punto c’è da chiedersi cosa abbia da strillare tanto Allegri, ogni volta. Gli acuti dell’allenatore livornese, a bordocampo, riescono a raggiungere frequenze che rendono la nottata impossibile alle unità cinofile. Nel frattempo gli occhi gli colano ai lati del viso e le rughe gli disegnano l’intero testo di Guerra e Pace sulla fronte, in braille. Se il trucco è questo, funziona da Dio: la squadra prende a cuore la situazione e sul campo risponde rasentando la perfezione pragmatica. Non a caso l’ultimo 0 a 0 europeo al Camp Nou risale a quattro anni fa, un Barcellona-Benfica della fase a gironi 2012-13

Messi parte sempre da posizione leggermente arretrata e non riesce a pungere, quindi nel primo tempo tocca a Neymar Jr (il migliore dei blaugrana, anche quando pecca di impazienza e imprecisione) fare il diavolo a quattro sulla fascia sinistra, ma trova il miglior Dani Alves della stagione. E l’ex di turno è in ottima compagnia: Chiellini si è guadagnato sul campo la terza laurea, o un Master, a lui la scelta: la sua partita in difesa è stata sconfortante, lo diciamo a danno di tutte quelle persone disinteressate che si erano sintonizzate solo per vedere un gol. Vanno sottolineate anche le prestazioni di Higuaìn, autore di una partita intelligente, fatta di presidio degli spazi e dialogo con gli esterni, e di Cuadrado, uomo ovunque e principale spina del fianco nelle ripartenze bianconere: all’occasione sia terzino che trenino, e sempre con quell’aria da Michael Jackson nel video di Billie Jean, ma con i tizzoni ardenti sotto i piedi. A centrocampo ci si ostacola parecchio, ma non ci aspettavamo di meno da una partita che in quella zona poteva avvalersi del duello Busquet vs Khedira, potenziale main event di Wrestlemania.

Il gol non arriva e l’intera redazione deve intrattenersi con aneddoti ambientali. Fortuna che avevamo inviati sardi in Argentina, juventini nella città natale di Messi (che peraltro inneggiavano al cambio Mandzukic-Neto), pugliesi in Toscana e, quel che è più strano, pugliesi in Puglia. Per giunta, pugliesi in Puglia che non vedevano la partita in tv, ma in diretta streaming dal cellulare del titolare di una pizzeria. Un altro dei nostri aveva addirittura scelto di seguirla via radio, perché evidentemente si era giocato la televisione a carte e non aveva il coraggio di confessarcelo. Sugli spalti si è intravisto Nedved, impegnato nel suo solito rito propiziatorio che lo vuole a braccia alzate come in una coreografia di Ymca, ma con l’espressione allibita e seccata di chi ti ha investito il cane, è vero, ma è vero pure che il quadrupede non attraversava esattamente sulle strisce. Note di colore a parte, l’unica vera notizia è che quando Messi viene sgomitato, e sanguina, il suo sangue è uguale, ma proprio uguale al nostro.

Nei momenti morti della partita – prima dell’assalto finale del Barcellona che durerà più di venti minuti, ma che produrrà più calci d’angolo che reali occasioni da gol – un redattore confessa che una volta la sua ragazza era presente durante un incontro scolastico tra Bonucci e gli studenti di una scuola elementare, e per errore gli ha sfilato la sedia da sotto il sedere proprio mentre il 19 bianconero si stava sedendo. Ne converrete, la ragazza del nostro collaboratore è stata l’unico attaccante in grado di mandare Bonucci a gambe all’aria, almeno nelle ultime stagioni.

Per quanto riguarda il sorteggio delle semifinali, non vorremmo essere nei panni di nessuna delle potenziali avversarie della Juve, neanche se ci diceste che ci chiamiamo Real.