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Turchia, nuova offensiva contro l’Europa: “Pronti a inviare 15mila rifugiati al mese”

Continua lo scontro tra Ankara e l'Ue. Nel primo anniversario della firma dell'accordo sui migranti arriva la minaccia del ministro dell'Interno Suleyman Soylu. E il presidente Erdogan lancia un invito ai concittadini che vivono nel continente: "Non fate tre figli, ma cinque. Perché voi siete il futuro dell’Europa"

Nello scontro tra Turchia e Unione Europea, nato dopo i rifiuti di Germania e Paesi Bassi di ospitare comizi del governo di Ankara in favore del “sì” al referendum costituzionale del 16 aprile, le minacce da parte degli uomini di Recep Tayyip Erdoğan sono ormai quotidiane. Da una parte, il governo turco continua a definire l’Ue e la Germania “naziste” e sfida l’Unione con l’arma più potente che ha, ossia l’accordo sui migranti siglato appena un anno fa. “Europa, ti invieremo 15 mila rifugiati al mese così da sbalordirti”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Suleyman Soylu. Dall’altro, si appella al popolo turco in Europa invitandolo a reagire: “Non fate tre figli, ma cinque. Perché voi siete il futuro dell’Europa. Questa sarà la migliore risposta all’ingiustizia che vi è stata fatta”.

Soylu: “15 mila immigrati al mese in Europa”
La minaccia più grave e messa da subito sul banco dal governo turco è quella che riguarda l’accordo sui migranti siglato il 18 marzo 2016. Un’intesa, quella tra Ankara e Bruxelles, che ha di fatto bloccato i flussi di emigranti nei Balcani (meno di 3 mila dall’inizio del 2017 secondo Unhcr). L’Ue e i rappresentanti dei singoli Stati membri hanno tentato di gettare da subito acqua sul fuoco, proprio per evitare di far crescere la tensione fino al vero punto di rottura. Ultimo tra tutti il nuovo presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani: “La Turchia dovrebbe essere tra i principali interlocutori dell’Europa – ha detto ai microfoni della Rai – ma in questi ultimi anni ha imboccato una strada che sembra andare in direzione opposta.[…] Bisogna far calmare le acque, mi auguro che la Turchia torni ad essere ragionevole dopo lo svolgimento del referendum costituzionale e che abbia un rapporto costruttivo con l’Ue”. A rincarare la dose ci ha però pensato il ministro dell’Interno di Ankara: “Noi abbiamo un accordo di riammissione. Sto dicendo a te Europa, hai così tanto coraggio? Se vuoi ti invieremo 15mila rifugiati al mese così da sbalordirti. Devi tenere a mente che non puoi fare giochi nella regione alle spalle della Turchia”.

Tajani sa bene che, sul tema immigrazione, l’Europa rappresenta la parte più debole. Nonostante la Turchia riceva circa sei miliardi di euro per la collaborazione nel controllo dei flussi, è il Vecchio Continente quello che subirebbe i danni maggiori in seguito a un eventuale naufragio dell’accordo. E a rischio sarebbe proprio la nuova strada sulle politiche migratorie imboccata da molti Paesi membri e dalla Commissione Europea stessa. Una riapertura della rotta balcanica provocherebbe non solo un grande problema di gestione del fenomeno, già difficoltosa a causa della mancanza di centri d’accoglienza adeguati, di un equo ricollocamento dei richiedenti asilo e di un flusso dalla Libia che nessuno è riuscito finora a frenare, ma anche una nuova crisi umanitaria ai confini orientali dell’Unione.

E i tre Paesi che più pagherebbero una nuova ondata migratoria sono la Grecia, che secondo le stime ha sul suo territorio ancora 62mila immigrati e presenta una situazione umanitaria critica, soprattutto nelle isole, la Serbia e l’Ungheria dove, dopo la costruzione della barriera di filo spinato al confine tra i due Paesi, si rischia l’esplosione dei campi profughi già presenti a causa del nuovo provvedimento di Budapest: detenzione temporanea dei migranti in aree di confine durante la valutazione delle richieste d’asilo e respingimento immediato oltre i confine serb di tutti gli irregolari.

#FrauHitler, “Erdoğan antidemocratico” e l’invito a fare tanti figli. La guerra mediatica Turchia-Ue
Lo scontro tra Ankara e Bruxelles, con Berlino come osservato speciale, ha preso piede ormai anche sul campo della comunicazione. Alle recenti pubblicazioni del quotidiano tedesco Bild che ha accusato Erdoğan di “mettere a rischio la stabilità dell’Europa per la sua sete di potere”, definendolo “antidemocratico”, ha risposto il giornale turco filo-governativo Güneş. E l’accusa verso la Germania è sempre la stessa: quella di essere un governo nazista. Così, sulla prima pagina del giornale compare Angela Merkel in uniforme nazista, con i baffetti alla Adolf Hitler e una svastica sullo sfondo: #FrauHitler e “brutta zia”, si legge sotto. Poi il quotidiano rincara la dose: “La Germania, che ha aperto le braccia alle organizzazioni terroristiche, sta cercando di istigare l’Europa intera contro i turchi”.

Il governo di Berlino, per bocca della stessa Cancelliera, ha cercato comunque di tenere i toni bassi, definendo le dichiarazioni “inaccettabili” ma invitando Ankara a “mantenere i nervi calmi”. Stessa linea adottata dal portavoce del governo tedesco, Georg Streiter, che ha preferito non commentare invitando tutti a non “cedere alle provocazioni”, e dal portavoce di Merkel, Steffen Seibert, che ha solo voluto ricordare come “i paragoni con il nazismo sono assurdi e fuori luogo, poiché minimizzano i crimini contro l’umanità del nazionalsocialismo”.

La migliore vendetta, secondo Erdoğan, può venire però solo dai turchi che vivono in Germania. Per questo continua ad andare controcorrente rispetto ai toni più pacati degli “avversari” europei e lancia un appello ai suoi concittadini in terra tedesca: “Da qui faccio un appello ai miei fratelli in Europa – ha dichiarato dal palco di un comizio in favore del “sì” al referendum costituzionale – Vivete in quartieri migliori. Comprate le auto migliori. Vivete nelle case migliori. Non fate tre figli, ma cinque. Perché voi siete il futuro dell’Europa. Questa sarà la migliore risposta all’ingiustizia che vi è stata fatta”.

Twitter: @GianniRosini