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Sole 24 Ore, “redazione in sciopero fino a dimissioni del direttore”. A cui ex vertici avevano promesso maxi liquidazione

La battaglia contro Napoletano nasce da lontano: dalla scrittura privata che gli garantiva 3 anni di stipendio più indennità e Tfr in caso di licenziamento senza giusta causa. Nel documento era anche previsto che ricevesse 24 mensilità in caso di cambio dell'azionista di controllo, che oggi è Confindustria. Il direttore ha dovuto rinunciare dopo una furibonda polemica sfociata nella sfiducia nei suoi confronti

E’ guerra aperta fra la redazione del Sole 24 Ore e il direttore Roberto Napoletano, indagato dalla Procura di Milano per false comunicazioni sociali assieme all’ex amministratore delegato Donatella Treu e all’ex presidente Benito Benedini. A una manciata di ore dalle perquisizioni delle Fiamme Gialle negli uffici di viale Monterosa, l’assemblea dei giornalisti del quotidiano di Confindustria ha votato a favore di uno sciopero a oltranza fino alle dimissioni del direttore.

Una reazione durissima che è il culmine di una battaglia fra redazione e direttore iniziata già da tempo. E che affonda le radici nell’esigenza di chiarire la natura del rapporto fra il direttore Napoletano, il presidente Benedini e l’ad Treu. Nella scrittura privata del 3 febbraio 2015, rivelata da Business Insider, emerge chiaramente che i tre sono uniti da un legame molto stretto. Il documento, stilato per garantire a Napoletano una maxi liquidazione in caso di licenziamento senza giusta causa, è infatti stato sottoscritto in gran segreto fra Benedini e Napoletano. Tuttavia l’ex presidente si premura di inviare una lettera all’avvocato Giacinto Favalli dello studio Trifirò per rimettere l’originale della scrittura privata. Inoltre “per ragioni di riservatezza” prega il legale “di voler tenere questa scrittura presso il suo studio” precisando che “la stessa potrà essere richiesta sia dall’amministratore delegato del Sole 24 Ore che dal dottor Roberto Napoletano”. Segno, insomma, che anche la Treu era a conoscenza della maxi liquidazione cui Napoletano ha poi rinunciato dopo una furibonda polemica che aveva successivamente portato alla sfiducia della redazione nei confronti del direttore.

Non solo. Benché Napoletano abbia alla fine rinunciato all’accordo, la scrittura privata resta un documento importante alla luce delle indagini condotte dalla Procura di Milano. Nel documento si stabilisce che, in caso di licenziamento senza giusta causa, Napoletano ha diritto a tre anni di stipendio lordo, ovvero 2 milioni e 250mila euro, in aggiunta all’indennità sostitutiva del preavviso e al Tfr maturato dal 15 marzo 2011. Ma soprattutto la scrittura prevede una clausola in cui si stabilisce che, nel caso in cui cambi l’azionista di controllo del gruppo, “la società, in deroga a qualsivoglia disposizione di legge o del contratto nazionale di lavoro, sarà tenuta a corrispondere al dott. Napoletano a titolo di indennizzo e, comunque, di importo transattivo…, una somma forfettaria e onnicomprensiva pari a 24 mensilità…”.

Non è chiaro però per quale ragione i due convengano questa clausola: il Sole 24 Ore è un gruppo di cui Confindustria detiene saldamente il controllo. Il passaggio di mano del pacchetto di maggioranza dell’editrice sarebbe quindi stato possibile solo con l’assenso di viale dell’Astronomia. Possibile che, già nel febbraio 2015, ci fosse già ci fosse già dietro le quinte l’interesse di un socio per il gruppo editoriale? Magari un azionista che potrebbe rivelarsi nel corso dell’imminente ricapitalizzazione, strada obbligata per il gruppo dopo anni di perdite che hanno eroso persino il capitale di Confindustria? Interrogativi che inquietano i giornalisti del Sole 24 Ore, desiderosi di un’operazione verità sui conti del gruppo e sulle relazioni pericolose all’interno di Confindustria che ha ribadito “piena fiducia nella magistratura”. Ma non si è espressa sul futuro di Napoletano.