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Unicredit, Fabrizio Palenzona lascia la vicepresidenza con effetto immediato. “Scelta in linea con il piano di rilancio”

Dopo l'aumento di capitale arriva il passo indietro. Un anno e mezzo fa lo scandalo Bulgarella ha rivelato, coinvolgendo direttamente il numero due di piazza Gae Aulenti, una gestione scriteriata dei crediti. Ma all'epoca Palenzona ottenne piena fiducia. Oggi invece gli assetti sono cambiati: la fondazione Crt, che lui ha sempre rappresentato nel board, è fortemente ridimensionata

Fabrizio Palenzona lascia la vicepresidenza di Unicredit “con effetto immediato“. Lo annuncia la Banca, nel giorno in cui vengono resi noti i numeri definitivi dell’aumento di capitale, spiegando che Palenzona “ha assunto questa decisione allo scopo di agevolare le iniziative di revisione della governance programmate per il 2018 e annunciate da Unicredit nel corso della presentazione del Piano Strategico il 13 dicembre 2016″. Il riferimento è al programma di rilancio messo a punto dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier che ha convinto azionisti e investitori istituzionali. Tra i punti del piano, spiega il gruppo di piazza Gae Aulenti, “c’è anche la raccomandazione di una riduzione del numero di vice presidenti dagli attuali tre vice presidenti a uno”.

Palenzona ha rappresentato nel board la Fondazione Cassa di risparmio di Torino, che fu tra i soci fondatori di Unicredit nel 1998, quando si chiamava Unicredito Italiano. Anche negli ultimi passaggi, l’addio di Federico Ghizzoni prima e poi l’aumento da 13 miliardi di euro, la Fondazione Crt ha sempre agevolato la crescita della banca. Dopo l’aumento di capitale, però, il peso delle fondazioni si è ridotto sotto il 5% e in particolare la Crt pesa solo l’1,8%. Circa il futuro di Palenzona, nulla è ancora definito. Certo, la mossa di rinunciare alla vicepresidenza potrebbe essere una strategia per aver confermato almeno il posto in consiglio di amministrazione per sé o per un fedelissimo.

La stella di Fabrizio Palenzona, regista delle più importanti partite finanziarie italiane degli ultimi decenni, si è appannata notevolmente nell’autunno 2015, con le perquisizioni alla banca disposte dalla procura di Firenze per l’inchiesta Bulgarella in cui l’ormai ex vicepresidente Unicredit è accusato di reati finanziari aggravati dal favoreggiamento a Cosa nostra. L’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella è infatti accusato di reati insieme con Palenzona e il suo braccio destro, Roberto Mercuri, con l’aggravante di aver favorito la mafia e, in particolare, Matteo Messina Denaro. Il caso ha scoperchiato un vero e proprio verminaio nella gestione dei crediti e nella governance di quello che è l’unico istituto italiano di “importanza sistemica”. La cosa grave è che poco o nulla è stato fatto dall’istituto per correre ai ripari. Le dimissioni di Palenzona dall’incarico, arrivano infatti a un anno e mezzo da quelle perquisizioni, dopo le quali ottenne “piena fiducia” dai vertici.