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Le Pen, in stato di fermo bodyguard e assistente parlamentare. La leader del Front National: “Complotto politico”

L'accusa è di aver ricevuto compensi per incarichi mai ricoperti all'Europarlamento. Nei giorni scorsi era stata perquisita la sede del partito a nord di Parigi. La candidata all'Eliseo: "I francesi sanno la differenza con gli scandali reali". Il riferimento è al "caso Penelope" del rivale alle presidenziali Fillon

L’inchiesta sugli impieghi fittizi all’Europarlamento che travolge il Front National ora si avvicina sempre di più alla presidente del partito, Marine Le Pen. “In stato di fermo”, come riferisce la radio Rtl, sono Thierry Legier e Catherine Griset, rispettivamente bodyguard e assistente parlamentare della candidata all’Eliseo. I due sono stati interrogati oggi dagli inquirenti francesi dell’anticorruzione. Due giorni fa la sede del Front National a Nanterre, nella banlieue nord-ovest di Parigi, era stata perquisita.

La Le Pen denuncia “un complotto politico“. Gli impieghi fittizi? “I francesi sanno fare la vera differenza tra gli scandali reali e i complotti politici“. Il riferimento è naturalmente a un’altra inchiesta – più recente di quella sul Fn, per la verità – che ha coinvolto un altro candidato all’Eliseo, il gollista François Fillon e la moglie Penelope. “Perché fare un’altra inchiesta? Forse perché il dossier è vuoto” ha aggiunto l’europarlamentare che continua a guidare i sondaggi nel primo turno presidenziale del 23 aprile. L’avvocato della Le Pen, Marcel Ceccaldi, ha aggiunto che le “condizioni istruttorie” in cui si stanno svolgendo le indagini “non corrispondono a quelle di una democrazia”. “La strumentalizzazione politica di questa vicenda è evidente”, ha aggiunto in un’intervista a Bfm-Tv.

La stessa Le Pen è accusata di aver aggirato il divieto di assumere propri collaboratori al Parlamento europeo, facendo loro assegnare l’incarico da colleghi. I due collaboratori sono peraltro sospettati di aver lavorato per il partito – e in Francia – e non a Strasburgo. Nel frattempo è lo stesso Parlamento europeo a chiedere alla Le Pen un totale di quasi 340mila euro che l’europarlamentare ha versato – secondo Strasburgo indebitamente – a Légier nel 2011 e alla Griset dal 2010 al 2016 proprio perché non avrebbero occupato funzioni per cui è motivato l’uso dei fondi pubblici europei. In assenza di rimborso da parte della candidata all’Eliseo, l’assemblea dell’Europarlamento ha iniziato a recuperare quegli importi tagliando a metà le indennità della Le Pen.